Il Cern ha aperto la via con il suo LHC e da allora il progresso non si è più fermato. Parliamo di acceleratori, macchinari in grado di spingere fasci di particelle a velocità talmente elevate da riuscire a sondare i limiti, e la tenuta, del modello standard della Fisica.
A tal proposito, è stato appena pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature l’articolo ‘Free-electron lasing with compact beam-driven plasma wakefield accelerator”, nel quale compaiono come autori anche due studiosi del nostro Ateneo: il prof. Alessandro Cianchi e il dott. Mario Galletti del dipartimento di Fisica.
Grazie allo studio è stato dimostrato che è possibile accelerare un fascio di alta qualità con un acceleratore a plasma. La differenza fondamentale rispetto ad un acceleratore convenzionale è che, a parità di accelerazione, si riesce a completare l'opera in una distanza 100 volte più ridotta.
Questo apre la porta a costruire acceleratori più compatti ed economici, adatti per essere utilizzati nella ricerca fondamentale, nelle applicazioni bio-mediche e in quelle industriali.
Ci sono più di 40.000 acceleratori di particelle nel mondo e il numero è in continuo aumento. Si tratta dunque di una ricerca estremamente appetibile e con un vastissimo campo di applicazioni.
Inoltre, tale esperimento è fondamentale nello sviluppo di EuPRAXIA, una infrastruttura di ricerca che sarà costruita presso i laboratori nazionali di Frascati nei prossimi anni, e che produrrà radiazione X con un laser ad elettroni liberi. Il tutto all'interno di un progetto europeo incluso in ESFRI, la roadmap europea delle infrastrutture di ricerca, al quale collaborano diversi afferenti al dipartimento di Fisica della nostra Università.