Alla Macroarea di Lettere e Filosofia esposizione delle opere delle ragazze e dei ragazzi del corso di arte visiva organizzato da Caris. Dal 11 al 25 novembre 2022
Parole, oggetti, qualsiasi stimolo ha la capacità di dare il via al ricordo che, se lasciato libero di innescare movimenti e dinamicità nella mente, si può tradurre in arte.
Questo il progetto dell’iniziativa “Forma e Memoria, dipinti e opere digitali dal Laboratorio integrato di pittura” promossa da Caris (Commissione d’Ateneo per l’inclusione degli Studenti con disabilità e DSA) dell’Università di Roma “Tor Vergata”, il cui risultato sono alcune opere d’arte esposte in questi giorni al primo piano dell’edificio A della Macroarea di Lettere e Filosofia a “Tor Vergata”, dall’11 novembre al 25 novembre, organizzata in maniera tale da essere facilmente accessibile a tutti.
Il laboratorio è iniziato online, in piena pandemia, focalizzandosi ovviamente più sul digitale, con tecniche di immagini montate in sovrapposizione, allargandosi poi a qualsiasi via espressiva, poiché, racconta Francesca Toscano, storica dell’arte e organizzatrice del corso insieme a Paolo Assenza, artista contemporaneo, “Questo è un percorso liberatorio”.
Dunque i partecipanti erano assolutamente liberi di esprimersi e scegliere la maniera più congeniale per farlo, tenendo come spunto di partenza sempre la memoria, la propria, in una dialettica dentro/fuori che rispecchia la continua modifica dell’apparato mnemonico di ognuno.
E questo continuo divenire si legge facilmente nella dinamicità delle opere, nel loro essere vorticosamente espressive ma anche ermetiche: l’interpretazione che ognuno dà di una qualsiasi opera d’arte (quadro, scultura, libro, film, eccetera) è il risultato di due processi cognitivi, “bottom up” e “top down”. Fondamentalmente queste due risposte agli stimoli esterni, alla loro percezione, sono guidate da due pattern distinti ma conviventi in ogni individuo: l’elaborazione “bottom up” è più archetipica, fuori contesto, immediata mentre in quella “top down” entrano in gioco fattori esperienziali, legati alla cultura e alla memoria. Ecco perché dello stesso oggetto d’arte si possono dare letture e interpretazioni diverse; alla stessa stregua da un medesimo input, stimolo, possono scaturire opere d’arte che differiscono molto tra loro, regalando suggestioni anche polarizzate.
Guardando le opere delle ragazze e dei ragazzi che hanno seguito il laboratorio si ripercorre tutto il cammino che hanno affrontato e le scelte stilistiche fatte, acquisendo dimestichezza e consapevolezza, anche e soprattutto di se stessi.
C’è chi nel passaggio da corso online a corso in presenza ha mantenuto l’utilizzo del digitale, integrando più tecniche e stili, chi l’ha abbandonato per un’esecuzione più “tradizionale”, chi ha optato per altre tecniche ancora più sperimentali. Libertà e dinamicità, questo il denominatore comune. L’unico limite è stata la propria mente.
Ad accompagnare le opere dei neo-artisti, ci sono i quadri di quattro maestri contemporanei:
• “Ri/TRatto di Malevič” di Bruno Aller, 2007
• “Senza Titolo” di Franco Nuti, 2017
• “Memoria 1”, di Giovanna Martinelli, 1987
• “Alte Rathaus” di Giancarla Frare, 2014
“La scelta degli artisti è stata operata tenendo conto di alcuni fattori” racconta Francesca Toscano “Il primo riguarda la collaborazione di alcuni di essi (in particola Bruno Aller) con "Tor Vergata" già da diversi anni. Nel 2007 venne organizzata in ateneo una mostra, "Tutti puzzle per l'arte", nata dalla collaborazione intellettuale tra un gruppo di artisti, principalmente astrattisti, e il prof. Stefano Gallo, al tempo docente di storia dell'arte contemporanea, oggi in pensione. L'altro fattore considerato è stato l'ambiente di riferimento e il tipo di poetica. Credo infatti che l'astrazione, oltre ad aver allargato l'orizzonte espressivo delle arti visive in generale, abbia di molto facilitato l'accesso al fare arte nei contesti inclusivi. Tutti gli artisti operano inoltre principalmente nell'ambiente romano”.
Queste quattro opere accarezzano l’idea del continuo avvicendarsi tra memoria individuale, memoria collettiva e memoria storica: quanto l’una influenzi l’altra e come si alternino nel ruolo di contenuto e contenitore, di sfondo e primo piano.
Per esempio nell’opera di Nuti gli oggetti di uso quotidiano sono innalzati a piccolo tempio della memoria (meccanismo molto usato nel laboratorio proprio per generare emozioni e suggestioni da tradurre in arte); nel quadro di Martinelli nei segni dislocati si può leggere la dinamicità della trasformazione continua della memoria.
Un filo conduttore ben chiaro - ribadisce Toscano - accolto dai nuovi artisti con estremo entusiasmo. Vista quest’ultima bella esperienza, c’è l’intenzione da parte degli organizzatori di far partire una terza edizione del laboratorio d’arte, probabilmente a dicembre.
In allegato la locandina dell’evento.