Il progetto “Glossario Fragile” è stato presentato il 27 febbraio nell’aula multimediale di Sapienza Università di Roma in via Salaria 113: è un’iniziativa nata da un’idea del Gruppo Comunicazione di Legacoopsociali, che ha visto collaborare docenti e ricercatori di tre università italiane, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, Sapienza, Università di Cagliari, e del Cnrr-Irpps.
Il lavoro, durato sei mesi, ha avuto origine dal confronto diretto con quei soggetti o, meglio, persone che vivono sulla propria pelle l’utilizzo inappropriato e superficiale di certe parole, il più delle volte usate con leggerezza e senza malizia, ma che fanno male.
Attraverso le parole si categorizza e si percepisce il mondo e le persone: l’essere umano ha bisogno di dominare il mondo e lo fa con le parole. Ma quando ci si deve rapportare con le persone la scelta delle parole da usare è molto importante, è fondamentale.
Il “Glossario Fragile” nasce proprio con questo scopo: riflettere, rimodulare, adeguare alla contemporaneità un uso ormai consolidato di alcuni termini che col tempo hanno evidenziato obsolescenza e inadeguatezza.
A curare e affrontare le definizioni e i racconti delle parole, sono professionisti della comunicazione, della cooperazione sociale e professori di varie università, tra i quali Andrea Volterrani, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi di “Tor Vergata”, che nella presentazione ha affrontato anche la parola “partecipazione”: termine quasi abusato ma "spesso relegato a una dimensione astratta: parola troppo spesso confusa con il termine “coinvolgimento””.
“La partecipazione «autentica» è quella che viene definita significativa - ha sottolineato Volterrani - ovverosia una partecipazione nella quale le persone oltre ad avere voce hanno anche la capacità di decidere insieme con le regole che si saranno date. Tutto questo non deve necessariamente avvenire solo in presenza, ma, ormai, esistono sperimentazioni consolidate di processi ibridi (on site e online) che sono in grado di avere una grande capacità inclusiva.”
Molto risalto viene dato alla nuova dimensione “online” o “a distanza”, eredità del periodo di pandemia con cui ci si è trovati a convivere e che ormai è diventata parte integrante delle relazioni di qualsiasi tipo e, dato che i social giocano un ruolo ormai preponderante in tutto questo, è mandatorio sapere come suona una parola, il suo valore e la sua carica emotiva in ogni contesto.
Nel Glossario per ogni termine proposto un focus sulla sua storia, la sua etimologia, il suo uso e il significato che può assumere in contesti ed epoche diverse e il motivo per cui, ad oggi, non è più adeguato o va ridefinito, se ne deve limare o limitare l’utilizzo.
“L’importanza delle parole, da maneggiare con cura. Perché le parole hanno una grande forza, ma sono anche fragili poiché in sé non oppongono resistenza alle forzature che ne determinano a volte un significato e un uso discutibile o perfino offensivo. Tutto questo a maggior ragione quando le parole si riferiscono alle persone”. Apre così il volume la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni che aggiunge “le parole sono lo strumento con cui ci mettiamo in relazione, sia in presenza che ‘a distanza’ e, al di là delle definizioni che si aggiornano ed evolvono nel tempo, devono essere rispettose e appropriate. Ma, poiché non è solo e tanto la parola quanto l’uso che ne viene fatto, abbiamo voluto dare un contributo, aperto e costruttivo, alla cura delle parole nella comunicazione del settore con le istituzioni, sui social, nei media e fra le persone. Legacoopsociali vuole fare la sua parte”.
La fragilità viene così riconosciuta e accolta: anche questo denota uno stare al passo coi tempi, perché fino a qualche anno fa era un aspetto occultato, di cui vergognarsi. La sua accettazione sdogana e fa ripensare termini come “minore”, “disabile”, “tossico”, “psicopatico” e tanti altri rivisti da studiosi e professori, tra cui: Gaia Peruzzi, professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale alla Sapienza, che ha supervisionato proprio la parola “fragile”; “disagio” è stato studiato da Elisabetta Gola, professoressa di Filosofia e teorie dei linguaggi nel Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia dell’Università di Cagliari; Raffaele Lombardi, ricercatore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, ha analizzato la poliedrica parola “diversità” e l’offuscante “speciale”; lo spinoso termine “badante” è stato supervisionato scientificamente da Maria Cristina Antonucci, ricercatrice in Scienze Sociali CNR Irpps.
“Il Glossario Fragile” viaggia in parallelo con il vademecum redatto da “Tor Vergata” in cui vengono tracciate le linee guida per un uso della lingua italiana inclusivo e attento al genere, per promuovere un uso corretto e inclusivo della lingua, per non cadere in stereotipi e pregiudizi: nel vademecum, oltre alle iniziali riflessioni sulla storia e l’importanza del linguaggio per la specie umana a cura della professoressa Francesca Dragotto, docente associata di Linguistica Generale, e sulle difficili resistenze culturali che inevitabilmente si andranno ad affrontare, a cura della professoressa Stefania Cavagnoli, ordinaria di Glottodidattica e Linguistica applicata, entrambe di “Tor Vergata”, si trovano chiare indicazioni su come scrivere un testo in maniera semplice, chiara e accessibile.
Il passaggio da un corretto linguaggio a un corretto comportamento, evidentemente, è davvero breve. Strumenti alla mano, si possono compiere i primi significativi passi.
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