Grazie allo studio clinico internazionale PRIMAvera, nato dal Consorzio tra l’Università “Tor Vergata” e il Presidio ospedaliero Britannico, è possibile ripristinare una visione utile nei pazienti affetti dalla patologia.
È stato eseguito il 13 settembre, presso l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, il primo impianto di retina artificiale in Italia, avvenuto nell’ambito dello del progetto internazionale PRIMAvera, lo studio clinico multicentrico nella lotta contro la cecità nato dal consorzio tra l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e il Presidio ospedaliero Britannico dell'ospedale San Giovanni, avviato anche negli Stati Uniti, Francia, Germania e Inghilterra. Ed è di queste ore la notizia che il 19 settembre è stato effettuato con pieno successo sempre nello stesso ospedale il terzo impianto di microchip sottoretinico. Il gruppo italiano è l'unico in tutta Europa ad aver eseguito ben tre interventi in meno di dieci giorni.
Diventa così possibile curare la maculopatia, patologia che, con una macchia sulla retina, oscura la vista e può portare irreversibilmente alla cecità. Grazie all’impianto di un microchip di minuscole dimensioni, che ha bisogno di una chirurgia meno invasiva, è possibile ripristinare una visione utile nei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età. Il ripristino della visione ottenuto grazie all’impianto della protesi sottoretinica consente di produrre una stimolazione visiva e, attraverso le vie ottiche, la ricezione dello stimolo visivo da parte della corteccia cerebrale, permettendo il riconoscimento di numeri e lettere per ricostruire parole complesse.
Il microchip non funziona da solo, ma ha bisogno di un’apparecchiatura esterna: occhiali con fotocamera integrata per acquisire le immagini e un computer tascabile che le trasforma in un disegno di luce inviato poi alla retina. Il chip traduce quindi la luce in stimoli elettrici che viaggiano sul nervo ottico verso la corteccia visiva.
“La nostra aspettativa è ridare la possibilità di leggere lettere, numeri, parole e piccole frasi” ha dichiarato il professor Andrea Cusumano, professore di Oftalmologia presso l’Università “Tor Vergata” e direttore scientifico del progetto PRIMAvera per l’Italia. “I risultati preliminari sono attesi entro fine anno, mentre per la valutazione complessiva dello studio ci vorranno tre anni”.
Un fattore di grande importanza, ha precisato il professor Cusumano, è che questi microchip sono modulabili, il che significa che possono essere messi l’uno accanto all’altro e quindi possono essere impiantati in serie per aumentare l’ampiezza del campo visivo. Elemento che risulta cruciale nell’ottica di traslare a lungo termine l’uso clinico di questa tecnologia ad altre malattie retiniche.
Secondo il prof. Cusumano, nel nostro Paese sono circa un milione i pazienti affetti da maculopatia, che rappresenta la prima causa di cecità e ipovisione nei più anziani. “Potenzialmente in Italia potrebbero beneficiare dell'impianto circa 20mila pazienti, considerando anche quelli con malattie della retina ereditarie e familiari” ha concluso il professore.
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