Parte dall’Italia, con partner europei, cinesi e iraniani, il tentativo di risposta ai numerosi interrogativi generati dal virus SARS-CoV-2
Una massiccia aggregazione di 29 soggetti tra accademie (Università Padova, Brescia, Torino, Trieste, Essex, Essen, Madrid, Monaco, Maastricht, Isfahan), Istituzioni (Istituto Nazionale Malattie Infettive-Spallanzani, Istituto Superiore di Sanità, INSERM Brest, SINH Shanghai), Fondazioni (Aviralia, Lorenzini) aziende (ThermoFisher, BBraun, ABBVIE, Alfa-Sigma, DaVinciDigital therapeutics, Novartis) ,SMEs (Bioscience Genomics, Personal Genomics, Diatheva, TOMA-Impact Lab Group, GenDx, PharmGenetics GmbH), è al lavoro per cercare di rispondere, in tempi brevi, agli interrogativi sul virus SARS-CoV-2, responsabile oggi di oltre 40 mila morti in 192 Paesi.
Con una regia tutta italiana – il coordinatore del consorzio che vede coinvolti numerosi Paesi europei e partner iraniani e cinesi è Giuseppe Novelli, genetista dell’Ateneo romano di “Tor Vergata”– il progetto GEFACOVID, candidatosi recentemente presso la UE per l’assegnazione dei fondi stanziati per il contrasto all’attuale pandemia, cercherà di rispondere a numerosi interrogativi che il SARS-CoV-2 ha generato. Si tratta infatti di uno studio genetico che propone nuove soluzioni diagnostiche e terapeutiche.
Come si comporta il virus? Quali fattori genetici (l’acronimo GEFA deriva appunto da GEnetic FActors) influenzano la risposta immunitaria dei malati? Con più conoscenza, più informazioni, più evidenze scientifiche, la sfida alla pandemia globale potrebbe essere affrontata con armi meno spuntate, e si potrebbe arrivare a nuove soluzioni diagnostiche e terapeutiche, anche personalizzate, capaci di fronteggiare un nemico di cui ancora si sa troppo poco.
Il progetto GEFACOVID intende esaminare in dettaglio i polimorfismi genetici e i meccanismi patogenetici del virus, nonché i dati genetici, genomici, metabolomici, epidemiologici e clinici al fine di identificare i biomarcatori che conferiscono ai soggetti una particolare suscettibilità all’infezione, aumentando il rischio di complicazioni potenzialmente letali. “Queste informazioni – spiega Giuseppe Novelli – saranno sviluppate a un livello che potrebbe essere sfruttato per lo sviluppo di terapie e diagnosi da utilizzare sia in laboratorio che sul campo, con l'obiettivo finale di prevenire ulteriori perdite umane. Lavorando a stretto contatto con partner aziendali e clinici, perseguiremo soluzioni rapide e clinicamente attuabili, che faciliteranno nuovi approcci preventivi e interventi medici dinamici”.
Un altro grande impatto sulla salute pubblica previsto da GEFACOVID includerà lo sviluppo di un “hub” di innovazione: una sinergia altamente specializzata fra le principali istituzioni accademiche, in grado di svilupparsi in una rete virtuale per la ricerca scientifica avanzata e strategie di controllo per futuri focolai.
A cura dell’Ufficio Stampa d’Ateneo