50 Rettori da ogni parte del mondo per lavorare a un manifesto per la cultura internazionale della pace e dello sviluppo sostenibile
Dalla Siria in guerra all’Inghilterra post Brexit, da Israele agli Stati Uniti, dal Libano alla Federazione Russa: un crogiuolo di culture, storie, tradizioni, religioni e delicati equilibri geo-politici riuniti sotto l’egida della conoscenza alla “Conferenza Internazionale dei Rettori delle Università”, summit fra i Rettori delle Università di oltre 50 nazioni ospitata anche quest’anno da “Tor Vergata” a Villa Mondragone.
Obiettivo: lavorare ad un “Manifesto di Villa Mondragone”, un documento condiviso e a più mani incentrato sui temi dello sviluppo sostenibile, dell’innovazione sociale e del superamento di ogni disuguaglianza, per sancire l’inizio di un nuovo percorso e di un nuovo ruolo delle università con un ritorno anche simbolico alle origini, quelle europee, per una rinascita culturale in ogni campo.
Un evento inserito nell’ambito del XIV Simposio Internazionale dei Docenti Universitari dedicato alla “Terza missione delle università in Europa per lo sviluppo umano e globale”, organizzato dal Vicariato di Roma in occasione del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma.
I conflitti internazionali, le strategie del terrore, uno sviluppo dell’umanità certificato come “insostenibile”, il freno agli scambi generano un pericoloso immobilismo anche culturale in un mondo segnato dai conflitti e dalle disuguaglianze di ogni tipo. Oggi, si stimano 800 milioni di poveri (ben 4,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta solo in Italia), 795 milioni di persone soffrono la fame, 57 milioni di bambini sono esclusi dall’istruzione primaria e solo 10 Paesi possono definirsi in stato di pace.
Come rispondono le università, i centri di ricerca, le istituzioni scientifiche? Che ruolo possono giocare nella sfida al raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile individuati dalle Nazioni Unite e fissati nell’Agenda 2030?
“Il dialogo tra i Rettori dovrebbe superare quelle che sono le crisi attuali delle tensioni geo-politiche – ha spiegato il Rettore di “Tor Vergata” Giuseppe Novelli – la crisi della cultura della globalità e la mancanza di conoscenze. Tutto ciò che sta portando a una chiusura dei popoli e alla costruzione di muri. Questo forum nasce con questi obiettivi, con il compito di salvaguardare la conoscenza, tutelare e divulgare il sapere come via privilegiata per lo scambio e la cooperazione”.
Nella Conferenza di Villa Mondragone, “Terza missione” non è un concetto astratto. La “Terza missione”, strumento di connessione e dialogo fra le università e la società esterna, diventa volano per la costruzione di una società “positiva”, una società in cui alle disparità si possa rispondere con la tolleranza culturale, scientifica, tecnica, artistica, una società che ponga al centro la conoscenza e riapra il dialogo laddove sono stati innalzati dei muri.
“Non si può più attendere – prosegue il Professor Giuseppe Novelli – lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è drammatico. Dobbiamo andare oltre, serve una presa di coscienza profonda da parte di tutti e un cambio di passo deciso per offrire un contributo che possa davvero incidere sul futuro delle giovani generazioni, dei leader di domani. Le università possono e devono diventare il motore, il perno del cambiamento. Dobbiamo uscire dalle aule, aprirci sempre di più alla società e farci promotori di un nuovo clima culturale. Come? Ad esempio, investendo nella qualità della didattica, impegnandoci contro l’abbandono, lavorando per dottorati innovativi. È nostro compito contrastare ogni forma di protezionismo intensificando la mobilità internazionale, anche grazie ad un Programma Erasmus Plus che in 30 anni ha coinvolto oltre 3,5 milioni di studenti. È nostro dovere incrementare la qualità della ricerca scientifica e coltivare i nostri talenti anche mediante lo sviluppo di idee imprenditoriali, l’ampliamento delle partnership con le imprese per stage e placement per offrire sempre maggiori opportunità. Perché nessuno resti indietro, e per il benessere della collettività”.
Il dibattito che si è svolto in questa intensa giornata ruota attorno ad alcuni punti che i partecipanti raccoglieranno in un documento conclusivo e sottoscriveranno per il consolidamento di una collaborazione fruttuosa. Un impegno da declinare su più fronti, quali ad esempio: promuovere, ciascuno nel proprio Paese e con il coinvolgimento dei propri stakeholder, l’adozione di modelli sostenibili e di maggiore apertura verso la società; stimolare la cooperazione internazionale fra le università nel settore della didattica e della ricerca; coinvolgere le istituzioni non accademiche; formare il personale ai temi dello sviluppo sostenibile; investire sforzi e risorse in progetti specifici sullo sviluppo sostenibile.
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