28 maggio 2019, Facoltà di Economia
Sono poco meno di 400 gli studenti di Dottorato che all’Università di Roma “Tor Vergata” hanno ricevuto il titolo di “Dottore di Ricerca”, per la maggior parte tutti studenti del XXX ciclo (2014- 2017). Di questi, circa 200 hanno partecipato alla cerimonia di consegna delle pergamene che si è svolta nell’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” martedì 28 maggio, alla presenza dei rappresentanti delle delle Ambasciate di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Iran.
Il Rettore Giuseppe Novelli, salutando i neo Dottori di Ricerca, ha ricordato che quello di "Dottore di Ricerca" non solo è titolo più importante che rilascia una Università ma è anche un titolo internazionale, riconosciuto in tutto il mondo. «Da un' indagine dell’ADI, l’Associazione Dottorandi in Italia, condotta in questi giorni, nel nostro Paese è in crescita il fenomeno detto inbreeding, ovvero la poca mobilità dopo la laurea. Sarebbero infatti sempre di più coloro che scelgono di intraprendere un percorso di dottorato nello stesso Ateneo in cui si sono laureati. “Tor Vergata” sembra andare in controtendenza, dal nostr Ateneo arriva infatti un deciso segnale di mobilità e internazionalizzaizone. Quasi la metà dei dottorandi (40%) a “Tor Vergata” proviene da un’altra università e di questi il 17% sono stranieri. L’Ateneo – continua il Rettore - assicura anche un’ampia e variegata offerta investendo 12 milioni di euro l'anno, per un totale di 1.000 iscritti e 365 dottorati messi a bando, ogni anno».
Prima dell' effettiva consegna delle 186 pergamene ai dottori di ricerca presenti, durante la quale è intervenuto anche il prof. Gerry Melino, Delegato del Rettore per la formazione dottorale, Sergio Pecorelli, Presidente della Giovanni Lorenzini Medical Foundation (US), già Rettore dell’Università degli Studi di Brescia, ha tenuto una Lectio dal titolo: “La conoscenza, motore della responsabilità individuale e collettiva”.
Il prof. Pecorelli ha messo in risalto i rischi di una “cultura del disengagement”, una cultura del disimpegno e disinteresse, dovuta principalmente a tre fattori: le scienze sono pure e libere da interessi culturali e politici, le competenze tecnologiche hanno maggior valore di quelle sociali, le professioni scientifiche sono imparziali, con equi sistemi di avanzamento. «Per contrastare questo tipo di convinzioni è necessario inserire nei curricula scientifici una consapevolezza sociale, legata all’impatto della scienze e della tecnologia sulla società – ha affermato Pecorelli -. Capire l'impatto delle Scienze e dell’Ingegneria sul benessere pubblico è una competenza professionale fondamentale. La conoscenza, dunque, è un motore non solo di responsabilità individuale ma anche sociale e la Ricerca, d’altro canto, è piacere e gusto di conoscere ma nel nostro viaggio di conoscenza non siamo immuni da fallimenti, cambiamenti e paure – ha evidenziato il prof. Pecorelli -. «Pensare a qualcosa che potrebbe accadere e potrebbe cambiare richiede immaginazione. Per avere una buona immaginazione bisogna avere emozioni, che agiscono sul connettoma umano, la “mappa di navigazione” con la quale ci orientiamo per in quel territorio ancora in larga parte oscuro che è il nostro cervello».
In allegato la lectio del Prof. Sergio Pecorelli, “La conoscenza, motore della responsabilità individuale e collettiva”.