Il direttore de Il Foglio ha presentato il suo libro “Abbasso i tolleranti”
“Essere neutrali andava bene quando non erano messi in discussione i capisaldi non negoziabili: vaccini, democrazia, Europa. Ora è il momento delle scelte, il momento di non essere indifferenti”. Claudio Cerasa spiega così il senso del suo nuovo libro “Abbasso i tolleranti. Manuale di resistenza allo sfascismo”, che ha presentato lunedì 11 febbraio nell’Aula Sabatino Moscati della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. A introdurre il primo di una serie di incontri con le grandi firme del giornalismo italiano è stata la delegata del Rettore alle iniziative culturali, prof.ssa Marina Formica. Presente anche il Rettore, prof. Giuseppe Novelli, che nel suo saluto iniziale ha sottolineato come attualmente la conoscenza e la competenza, che fino a qualche tempo fa erano valori, ora sono bersagli del risentimento dell’uomo comune. “Per combattere lo sfascimo – ha detto il prof. Novelli – occorre più ottimismo e buonsenso. Occorre non lasciarsi ingannare dalle sentenze semplicistiche, ma bisogna basarsi sui fatti ed essere in grado di formarsi una propria opinione, attraverso la conoscenza e l’approfondimento. Per questo un giornale come Il Foglio, di cui Cerasa è direttore, riveste una grande importanza nel panorama comunicativo di oggi, perché fa approfondimento, consente di conoscere i fatti e di sviluppare una coscienza critica”.
La prof.ssa Claudia Hassan, che ha moderato l’incontro insieme al prof. Fabio Pierangeli, ha rilevato come i temi del libro fossero uniti da tre aspetti comuni: il rancore, la tolleranza degli intolleranti e le fake news. E da questi tre aspetti ha preso spunto Claudio Cerasa per illustrare le ragioni profonde del suo nuovo libro, ovvero la battaglia contro il pessimismo e lo sfascismo che, complice anche la politica non solo nazionale, dilagano nella nostra società: “oggi tutto si basa sulla contrapposizione ottimismo/pessimismo, apertura/chiusura”. Secondo l’autore “paradossalmente va ringraziato il populismo di questo periodo perché è un importante stress test sui nostri valori non negoziabili”. Molti gli interventi dei presenti che hanno dato vita a un interessante dibattito con l’autore sullo sviluppo della rabbia e del rancore: “in Italia lo sviluppo del rancore è andato di pari passo con lo sviluppo del moralismo. Abbiamo spesso considerato il reato come un peccato e questo ha portato alla condanna morale prima ancora di quella giudiziaria, con la folle conseguenza che l’unica giustizia riconosciuta è quella che porta alla condanna, l’assoluzione è vista come un atto di ingiustizia, di prevaricazione e autoconservazione dei più forti. Questo alimenta il rancore”. In conclusione l’invito a far prevalere l’ottimismo e a cogliere la grande sfida del presente che è quella di “considerare il futuro un luogo di grandi possibilità”.