22 novembre 2018 - L’Ateneo di “Tor Vergata” per l’omaggio a Philip Roth gioca in casa e organizza l’incontro “Philip Roth: i suoi scritti, la sua voce” tra gli studenti e una delle maggiori esperte di letteratura anglo-americana, Elèna Mortara, che ha curato il primo dei meridiani dedicati a Philip Roth, uscito per Mondadori nell’ottobre 2017, e che insegna proprio all’Università Roma “Tor Vergata” Letteratura Anglo-americana «In quel mese di ottobre – ricorda Elèna Mortara, che nel dicembre del 2017 incontrò Philip Roth per una lunga intervista, pochi mesi prima della sua morte - usciva anche La Pleiade francese, che ha iniziato la pubblicazione delle opere di Roth con un primo volume con 4 romanzi, e in America la Penguin Random House aveva da poco pubblicato Why Write, una raccolta di saggi, che non segue un ordine cronologico, dal 1960 al 2013». Il 2017 è stato un periodo fecondo durante il quale il grande scrittore ebreo-americano dal Nobel mancato è stato omaggiato ancora in vita.
Il primo volume dei Meridiani riunisce le opere di Roth dal 1959, dai tempi del suo esordio Goodbye Columbus al 1986, anno in cui uscì Controvita (The Counterlife), «Un romanzo di svolta a partire dal quale comincia una sempre più profonda riflessione sulla scrittura e sul rapporto tra biografia e fiction, che continuerà nelle opere successive», sottolinea Elèna Mortara. «Roth ha trattato in maniera approfondita, attraverso il vite di personaggi ebreo-americani, e il tema dell’America e della storia americana, la condizione umana tutta», continua Elèna Mortara che chiude il suo intervento con la lettura di un passo tratto dall’ultima pagina di Everyman (Einaudi, 2007), ilprimo dei romanzi brevi di Roth, racconto struggente dell’incontro con la morte. La storia di tutti.
[…] Un mercoledì mattina di buonora andò a farsi operare alla carotide destra. La procedura era esattamente la stessa dell’intervento alla carotide sinistra. Aspettò il suo turno in anticamera con tutti gli altri pazienti in programma finché non chiamarono il suo nome, e nel camice leggerissimo e nelle pantofole di carta venne accompagnato in sala operatoria da un’ infermiera. Questa volta, quando l’anestesista mascherato gli chiese se voleva l’anestesia locale o generale, scelse l’anestesia generale, per rendere l’operazione più sopportabile della prima volta.
Le parole pronunciate dalle ossa lo facevano sentire allegro e indistruttibile. Così pure il sudato controllo dei suoi pensieri più cupi. Nulla poteva estinguere la vitalità di quel ragazzo dal corpo liscio come un piccolo siluro che un tempo, arrivato a cento metri dalla costa nell’oceano tempestoso, si lasciava portare a riva dai cavalloni dell’Atlantico. Oh, che abbandono, e che odore d’acqua salata e che sole cocente! La luce del giorno, pensò, penetrava dappertutto, estati piene di quella luce dardeggiante da un mare sempre in moto, un tesoro visivo così vasto e prezioso che attraverso la lente da gioielliere con incise le iniziali di suo padre gli sembrava di guardare il pianeta stesso, perfetto e inestimabile: la sua casa, il pianeta Terra da un miliardo, un miliardo di miliardi, un quadrilione di carati! Perse conoscenza sentendosi tutt’altro che abbattuto, tutt’altro che condannato, ancora una volta impaziente di realizzare i propri sogni, ma ciò nonostante non si svegliò più. Arresto cardiaco. Non esisteva più. Era stato liberato del peso di esistere, era entrato nel nulla senza nemmeno saperlo. Proprio come aveva temuto dal principio […].
Sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Piperno, docente di Letteratura Francese all’Università Roma “Tor Vergata” e scrittore, che ha curato il saggio introduttivo al terzo volume dei Meridiani, in uscita nella primavera del 2019 (il secondo volume, sempre a cura di Paolo Simonetti, è uscito di recente), Marina Formica, Coordinatrice della Macroarea di Lettere e Filosofia, Lucia Ceci, Direttrice del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo, Pietro Trifone, Direttore del Dottorato in Studi Comparati: Lingue, Letterature e Arti, L’incontro è stato coordinato da Elisabetta Marino, docente di Letteratura Inglese e Letteratura Anglo-americana.