Dal 2009 al 20015 si sono spesi oltre 13 milioni di euro l’anno per gli assegni di invalidità
L’EEHTA del CEIS della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha presentato nei giorni scorsi al MoMec di Roma un’analisi sui costi sociali delle malattie rare. Lo studio, condotto dal professor Francesco Saverio Mennini, Research Director EETHA del CEIS, Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata e Kingston University di Londra, ha coinvolto un gruppo di 23 malattie rare (tra cui SLA, distrofia muscolare di Duchenne, le Mucopolisaccaridosi, malattia di Pompe, malattia di Fabry) e 7 tumori rari (tra cui mesotelioma, leucemia mieloide cronica, carcinoma midollare della tiroide) e si è esteso lungo un arco temporale che va dal 2009 al 2015.
In questo periodo, secondo le stime elaborate, il gruppo di malattie rare ha determinato, per gli assegni ordinari di invalidità, un costo medio annuo di 13,5 milioni di euro e un incremento medio annuo dei costi del 3%. Nello stesso periodo, per le pensioni di inabilità, risulta un costo medio annuo di 10,5 milioni euro e un incremento medio annuo del 6,7%. Per quanto riguarda i tumori rari è stato stimato, per assegni ordinari di invalidità, un costo medio annuo di 42,6 milioni euro e un incremento medio annuo del 4,7%, mentre le pensioni di inabilità riportano un costo medio annuo di 15,2 milioni euro e un incremento medio annuo del 2,9%. Il totale della spesa, dal 2009 al 2015, ammonta dunque a circa 600 milioni di euro per una media di 100 milioni di euro l’anno.
Questi dati fanno emergere il problema della diagnosi tempestiva e della conseguente presa in carico precoce dei soggetti affetti da malattie rare. I ritardi nella diagnosi, infatti, determinano un aumento della inabilità che si ripercuote inevitabilmente sull’aumento del numero e dei costi degli assegni di invalidità.