Una conferenza di stampa per confrontarsi su uno dei temi più discussi in ambito alimentare: la carne coltivata in laboratorio. Alla Camera dei Deputati il prof. Cesare Gargioli, associato presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, è tra i protagonisti di un dibattito dedicato alla opportunità di fermare in Italia la produzione e potenziale introduzione nel mercato alimentare di carne coltivata, senza aver atteso la decisione dell’EFSA, ente dell’Unione Europea preposto a questo compito.
Nel suo intervento il professore di “Tor Vergata” dichiara: “noi non ci improvvisiamo nel settore, ma come gruppo di ricerca veniamo da 20 anni di impegno sull’ingegneria tessutale a scopo terapeutico. Abbiamo lavorato – spiega Gargioli - per ricostruire muscoli danneggiati o affetti da patologie genetiche, come la distrofia muscolare. Lo studio che c’è dietro la carne coltivata parte da molto lontano”.
Al riguardo il professore cita pionieri del settore quali Mark Post di ‘Mosa Meat’ e Shulamit Levenberg di ‘Aleph Farms’ e aggiunge: “le metodologie di isolamento delle cellule staminali da biopsie di muscolo umano, sono uguali alle metodiche per l’isolamento delle cellule staminali da una piccola biopsia di muscolo animale; e non c’è nessuna modifica o ‘impazzimento’ delle cellule staminali”.
“Sono qui – ribadisce il docente di “Tor Vergata” - per dare corrette informazioni sulla parte scientifica di un prodotto che stiamo cercando di sviluppare. Queste cellule trattate sono uguali a quelle presenti nell’organismo, noi le isoliamo e le facciamo crescere in un ambiente controllato a 37 gradi, con atmosfera umida e temperature controllate. La finalità è veder crescere il numero di cellule per far generare strutture per poi andare a verificare che nella crescita di muscolo e di grasso, elementi principali della carne consumata dagli italiani, siano presenti le stesse proteine di un tessuto animale tradizionale”.
Il professor Gargioli ha poi aggiunto che il suo gruppo, grazie a un finanziamento da parte del ministero della Difesa, utilizza la stampa 3D per uno studio finalizzato alla ricostruzione di tessuto nell’uomo, in particolare sui veterani rimasti feriti nell’adempimento del loro dovere.
“Se non è pericoloso usare cellule ‘vive’ in ambito terapeutico – conclude – è certamente meno pericoloso un prodotto cucinato e indotto alla digestione attraverso gli enzimi digestivi dello stomaco”.
Lo scopo della ricerca è anche finalizzato a ridurre l’impatto ambientale nella produzione di questo alimento e si prevede in futuro di sostituire anche la parte di siero animale estratto con preparati di laboratorio, così da limitare al minimo l’utilizzo di derivati animali, rappresentati esclusivamente dalla piccola biopsia di muscolo per isolare le cellule.
L’incontro moderato dall’on. Benedetto Della Vedova ha visto la presenza, tra gli altri, dell’on. Emma Bonino, Elena Cattaneo, farmacologa e biologa nonché senatrice a vita e Stefano Lattanzi, Ceo di Bruno Cell, prima startup italiana a fare ricerca su carne coltivata in laboratorio e l’on. Riccardo Magi.