Il sistema di video analisi che facilita la valutazione della terapia
ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e Policlinico Tor Vergata hanno sviluppato un innovativo sistema di video analisi per diagnosticare in modo precoce la malattia di Parkinson, così da poter personalizzare la terapia farmacologica.
Si tratta di un’analisi rapida e non invasiva, per una malattia i cui sintomi iniziali rendono particolarmente difficile una diagnosi certa e precoce, e che negli anni possono evolvere in maniera instabile rendendo difficile monitorarne il decorso. Il sistema di video analisi sviluppato adotta tecniche di intelligenza artificiale per rilevare la postura della persona a partire dalle immagini riprese da una telecamera: se ne possono studiare così le eventuali alterazioni delle abilità motorie, come i disturbi dell'equilibrio, della postura e dell’andatura, segni distintivi della malattia.
“La pandemia ha accelerato interesse ed investimenti in procedure che possano aiutare ad ottenere informazioni oggettive sulle condizioni cliniche dei nostri malati; ad esempio con device che studiano il tremore e che possiamo controllare in telemedicina” commenta il professor Alessandro Stefani, Direttore Responsabile U.O.S.D. Parkinson del Policlinico Tor Vergata.
La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Applied Sciences, di cui il prof Stefani è, tra gli altri, coautore assieme al prof. Nicola Biagio Mecuri, entrambe afferenti al Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università di Roma “Tor Vergata”, prende in esame le alterazioni delle abilità motorie, come i disturbi dell’equilibrio, della postura e dell’andatura, disturbi propri del Parkinson. Lo studio di queste alterazioni facilita la valutazione della terapia, un processo non facile data la mancanza di trattamenti in grado di prevenire e arrestare il corso neurodegenerativo della malattia.
“La nostra collaborazione con ENEA punta ad un paradigma innovativo, con utilizzo di apparecchiature non indossabili; piuttosto, un approccio complesso che sfrutta telecamere e ricostruzione algoritmica della postura della persona” prosegue il professor Stefani. “Aspetti qualificanti? Che si possa far attrezzare sia un setting sperimentale (un angolo di ospedale ad esempio) ma anche, e soprattutto, una sorta di laboratorio domestico, dove il paziente vive; e quindi fornire davvero una ricostruzione credibile di movimenti e impedimenti nella vita reale, al fine di migliorare terapie e logistica”.
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