L’articolo su “Frontiers in Oncology”, co-autore l’astrofisico di “Tor Vergata” Francesco Tombesi
Che cosa hanno in comune una galassia al cui centro c’è un buco nero supermassiccio attivo e un corpo nel quale si è insinuato un microambiente tumorale? L’evoluzione dei tumori può essere collegata alla fisica dei buchi neri nelle galassie? Un medico, Matteo Santoni, e un astrofisico, Francesco Tombesi, hanno provato a rispondere a queste domande in un articolo recentemente pubblicato dalla rivista “Frontiers in Oncology”.
Matteo Santoni è medico oncologo dell’ospedale di Macerata, Francesco Tombesi, dell’Università di Roma “Tor Vergata” e associato INAF, è esperto di buchi neri supermassicci in nuclei galattici attivi (Agn).
Alla base del loro studio c’è la strategia di ricerca comune sia all’Astrofisica che alla Medicina, ovvero quella di scomporre un problema scientifico utilizzando un approccio multi-scala. Tale approccio si applica a problemi che agiscono su diverse distanze o scale.
In Astrofisica sono più di sei gli ordini di grandezza da considerare quando si studiano i fenomeni di accrescimento e feedback dei buchi neri supermassicci al centro delle galassie attive (Agn).
«Si passa dalle dimensioni del nucleo galattico attivo, dell’ordine dei milliparsec, a quelle dell’intera galassia, dell’ordine dei kiloparsec», spiega Francesco Tombesi.
L’approccio proposto per i buchi neri risulta applicabile all’oncologia dal momento che i fenomeni da considerare avvengono anche qui su diversi ordini di grandezza, per l’esattezza sei, che vanno dalla scala cellulare (del micrometro) fino alla scala del corpo umano (del metro), mentre in astrofisica si va dalla scala micro dei nuclei galattici attivi alla scala meso, corrispondente alle dimensioni di una galassia.
«Gli approcci matematici e statistici sviluppati in oncologia per studiare fenomeni estremamente complessi e dipendenti da molti parametri potrebbero essere utilizzati dagli astrofisici per investigare lo scambio di materia ed energia dei nuclei galattici attivi su scale galattiche», spiega Francesco Tombesi.
«Prevedere mediante modelli matematici definiti il comportamento di una neoplasia in termini di crescita, interazioni con le cellule del sistema immunitario avrebbe un impatto fondamentale nell’ambito del trattamento del tumore e costituirebbe un grande passo in avanti verso la personalizzazione delle cure», ha spiegato Santoni a Media Inaf, il notiziario on line dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
La multidisciplinarietà rappresenta una sfida affascinante. I due ricercatori stanno pensando di organizzare in futuro dei convegni interdisciplinari per incentivare l’interazione tra le due comunità scientifiche.
A cura dell’Ufficio Stampa di Ateneo
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In allegato l’articolo pubblicato su “Frontiers in Oncology”