Lo studio, pubblicato su “Archaeological and Anthropological Sciences”, vede la collaborazione tra botanici e antropologi di “Tor Vergata”
Secondo i ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” già 2000 anni fa il popolo romano faceva ricorso a rimedi erboristici utilizzati dalla medicina tradizionale cinese per trattare la celiachia.
Lo studio, guidato da Antonella Canini e Angelo Gismondi, è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Archeological and Anthropological Sciences” e integra la ricerca di carattere archeo-antropologico condotta, nel 2019, dagli scienziati del Laboratorio di Antropologia dell’Ateneo “Tor Vergata”. In questo primo studio i ricercatori del “Centro di antropologia molecolare per lo studio del dna antico” dell’Università di Roma “Tor Vergata” avevano analizzato le ossa dello scheletro di una donna di circa vent’anni - rinvenuto in Toscana, ad Ansedonia - vissuta 2000 anni fa, e avevano rintracciato prove scientifiche del primo caso di celiachia noto.
L’analisi del DNA rivelò infatti la presenza di marcatori genetici che predispongono alla patologia.
Le indagini archeo-botaniche sono state invece condotte successivamente, al fine di ricostruire la dieta e le pratiche fitoterapiche. Così, nello studio pubblicato di recente, si legge che i ricercatori, esaminando la placca accumulata sui denti di quella stessa donna (fine I secolo - inizi II secolo d.C.), sono riusciti a identificare diversi fattori che hanno portato ad affermare che per il trattamento dei disturbi intestinali provocati dalla celiachia gli antichi romani facevano uso di erbe e spezie tipiche della medicina cinese.
«La scoperta è stata possibile – afferma la professoressa Antonella Canini, botanica, – perché la placca è capace di intrappolare residui chimici e di cibo, permettendo di identificare oltre alle minuscole particelle di amido, derivate dal grano o da una pianta correlata a esso, e che suggeriscono l’ipotesi che la donna facesse uso di cibi ricchi di glutine scatenando attacchi autoimmuni, molecole organiche considerate marcatori tipici dei rimedi erboristici locali usati per trattare il mal di stomaco, tra cui menta e valeriana».
Tra questi rimedi erboristici, a sorpresa, i ricercatori del Dipartimento di Biologia, hanno riscontrato anche la presenza di composti chimici che possono essere attribuiti alla curcuma e al ginseng. Il consumo di queste radici, già utilizzate nell'antica medicina orientale come rimedi naturali per lenire alcune condizioni patologiche - in questo caso, la celiachia -, supporta l’ipotesi dell’esistenza di contatti e scambi culturali con l'Asia orientale.
«La scoperta – afferma il ricercatore Angelo Gismondi, botanico, - mette in luce il fatto che probabilmente già più di 2000 anni fa esistevano scambi di piante medicinali e conoscenze mediche tra il Mediterraneo e l’Asia sud-orientale. I nostri dati – conclude Gismondi - hanno fornito informazioni sul ruolo chiave dell'etnobotanica in età imperiale romana». Lo studio ha visto la collaborazione di botanici e antropologi del Dipartimento di Biologia, Università Roma “Tor Vergata" (Antonella Canini, Alessia D’Agostino, Gabriele Di Marco, Angelo Gismondi, Cristina Martínez-Labarga, Olga Rickards) e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato (Valentina Leonini)
“Romans put their faith in remedies from China”– The Times
In allegato l’articolo scientifico pubblicato sulla rivista “Archeological and Anthropological Sciences”.
A cura dell'ufficio Stampa di Ateneo.