Il sesso rappresenta un fattore specifico di risposta farmacologica
L'Università Roma "Tor Vergata", il Progetto europeo H2020 "STARBIOS2", coordinato dall'Ateneo, l'Associazione Italiana Tecnici di Laboratorio Biomedico e l'Associazione Italiana Donne Medico, hanno organizzato l'incontro "Gender Medicines in Hematology: Common Sides?", due giornate dedicate alla Medicina di Genere in Ematologia.
Oggetto di studio del convegno, che si è tenuto presso l'Auditorium "Ennio Morricone" della Macroarea di Lettere e Filosofia, Università Roma "Tor Vergata" (12-13 dicembre), è stato quello di mettere in evidenza il ruolo della differenza di genere nello sviluppo delle malattie ematologiche in relazione a incidenza, prognosi e risposta alla terapia. L'interesse verso l’argomento nasce dalle osservazioni di maggiore incidenza e di prognosi peggiori delle malattie ematologiche negli uomini che nelle donne, soprattutto in età fertile.
«Alla base dello sviluppo della neoplasia e della sua progressione interverrebbero, tra gli altri, meccanismi correlati al genere quali espressione di retrovirus endogeni, livelli degli ormoni sessuali, risposta ad essi dei recettori ormonali e vitamine genere-relate», hanno spiegato le organizzatrici del convegno Dr.sse Maria Morello, Maria Ilaria Del Principe e Claudia Matteucci ricercatrici in Biochimica Clinica, Ematologia e Microbiologia del nostro Ateneo.
Dall'incontro è emerso che una maggior conoscenza dei meccanismi patogenetici alla base delle differenze di genere è necessaria per “individualizzare” la cura e aumentare le percentuali di successo, tenuto conto che il sesso rappresenta anche un fattore specifico di risposta farmacologica.
«Nell’ attuale era di innovazione farmacologica è utile che l’uso dei farmaci sia personalizzato per migliorare i risultati e ridurre la tossicità».