Cristiano Cupelli, docente del nostro Ateneo, coinvolto nel dibattito internazionale in relazione ai problemi legali del personale medico/sanitario
Probabilmente diventerà, secondo alcuni commentatori, il “nuovo amianto”. I problemi legali che scaturiranno dalla pandemia sembrano oltremodo adatti a dare luogo a numerosi contenziosi di massa. Di base, tutti coloro che hanno contratto il virus all'interno di strutture di qualsiasi natura – pubbliche o private – potrebbero avere diritto ad aprire un contenzioso di qualche natura e avviare quindi un gran numero di cause.
Inoltre, esiste un buon numero di professionisti per i quali il livello di rischio è molto più alto del normale e, a volte, le protezioni e le precauzioni messe in campo dalle aziende non sono sufficienti a garantirne l'incolumità. In quel caso, il danno è doppio. Stiamo ovviamente parlando del personale medico/sanitario, in prima linea su tutti i fronti dall'inizio della pandemia.
Per loro, così come capita per altre categorie, le attuali leggi non offrono sufficienti garanzie. Ad intervenire nel dibattito di recente anche il prof. Cristiano Cupelli, docente del nostro Ateneo, che ha offerto il suo punto di vista in ampie interviste sia a testate nazionali che internazionali.
“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo pone all’attenzione del giurista, oltre alla necessità di limitare la diffusione dell’epidemia sanzionando chi viola gli obblighi di quarantena, anche quella, forse di garantire gli operatori sanitari, impegnati in prima linea nella salvaguardia della salute individuale e collettiva – ha spiegato il prof. Cupelli a Giustizia Insieme – Molto si parla, nel dibattito mediatico e politico, dell’esigenza di dotare il personale sanitario, medico e infermieristico, degli indispensabili presidi a garanzia della loro incolumità, ma la diffusione a ritmo esponenziale dell’infezione e l’elevato numero di malati che necessitano di cure e ricovero soprattutto nei reparti di terapia intensiva o di pneumologia hanno drammaticamente messo in luce il limite delle risorse disponibili in termini tanto strutturali e organizzativi (numero di posti letto, disponibilità di farmaci e tecnologie) quanto soggettivi, con la presenza di personale medico ed infermieristico in numero sufficiente e con requisiti di specifica competenza e conseguente effettuazione di turni di lavoro massacranti”.
A cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo