Lo studio su “Scientific Reports” condotto da “Tor Vergata”, zoo di San Diego e Parco Nazionale delle Galápagos
Sebbene possano essere diversi i fattori che contribuiscono a prevenire l'ibridazione tra C. marthae (Iguana rosa) e C. subcristatus (Iguana gialla) che convivono insieme sul vulcano Wolf, nell'arcipelago delle Galápagos, lo studio condotto da ricercatori dell’Università Roma “Tor Vergata” e dello zoo di San Diego, guidati dal prof. Gabriele Gentile, biologo evoluzionista del Dipartimento di Biologia dell’Università Roma “Tor Vergata”, e pubblicato sulla rivista internazionale Scientific Reports (Nature Publishing Group), fornisce la prima evidenza a supporto dell'ipotesi che alcune molecole giochino un ruolo nel mantenere l'isolamento riproduttivo tra le due specie.
L'analisi delle ghiandole femorali
«Il riconoscimento chimico come possibile modo per prevenire l'ibridazione interspecifica è noto in diverse specie di lucertole e la firma chimica delle secrezioni dei pori femorali è importante per la comunicazione chimica intra e interspecifica nei rettili», affermano gli autori dello studio "Chemical signatures of femoralpore secretions in two syntopic but reproductively isolated species of Galápagos land iguanas (Conolophus marthae and C.subcristatus)" che hanno confrontato i profili chimici dell'essudato della ghiandola femorale degli adulti delle due specie catturate sul Vulcano Wolf. «I dati relativi a tre anni diversi sono stati raccolti e concentrati su due anni in particolare, quando l'essudato della ghiandola femorale è stato raccolto dagli adulti durante la stagione riproduttiva, i campioni sono stati elaborati utilizzando la gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC – MS) per mezzo della quale sono stati trovati oltre 100 diversi composti chimici. I risultati delle analisi statistiche indicano che la separazione tra le due specie è significativa», sottolinea Gentile, biologo di “ Tor Vergata”.
La dieta influenza la comunicaizone chimica
Gli scienziati fanno notare che vi sono prove che suggeriscono che alcuni tratti dietetici possono influenzare il tipo di sostanze chimiche prodotte nelle secrezioni ghiandolari. Pertanto, le differenze annuali nella disponibilità di cibo potrebbero potenzialmente influenzare la produzione e la concentrazione di diversi componenti chimici nelle due specie.
«L'alterazione dell'ambiente delicato e unico presente sul vulcano Wolf, sia per l'impatto umano diretto sia per il cambiamento climatico - sottolinea Gabriele Gentile - potrebbe avere un effetto su questi meccanismi. Per investigare appieno questa ipotesi abbiamo però bisogno di dati più dettagliati sull'uso temporale dell'habitat da parte delle due specie».
La scoperta dell’iguana rosa
Unica superstite di una linea evolutiva comparsa milioni di anni fa - quando ancora molte delle isole Galápagos attuali non erano neppure formate - l’iguana rosa (Conolophus marthae), inconfondibile per via del suo manto rosa intenso striato di nero, è ormai riconosciuta come un’importante specie-bandiera: un tramite per mantenere alta l’attenzione globale su temi quali l’importanza della biodiversità e della sua conservazione. L’unico sito dove la specie vive è il vulcano Wolf, nell’isola Isabela, nelle Galápagos. I circa 300 individui rimasti abitano un’area di soli 25 km quadrati. Il vulcano è alto 1700 metri e il suo cratere ha un diametro di 18 chilometri.
«La specie è segnalata al più alto grado di rischio di estinzione dalla IUCN, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, per questo l’iguana rosa è oggetto di continuo studio e monitoraggio – dichiara il prof. Gabriele Gentile, coordinatore del programma di ricerca e conservazione internazionale, realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale delle Galápagos, nell’ambito del quale, nel 2009, è avvenuta la scoperta di questa nuova specie di iguana terrestre.
A cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo