A Leontinoi, in Sicilia, gli scavi condotti dall’Università di Roma “Tor Vergata” portano alla luce le fondazioni di un tempio greco. La campagna di scavi, iniziata lo scorso agosto e conclusasi pochi giorni fa, nel mese di settembre, è stata condotta da Marcella Pisani, professore associato di Archeologia classica all'Università di Roma “Tor Vergata”, in collaborazione con il direttore del Parco Archeologico di Leontinoi, Lorenzo Guzzardi, grazie a una convenzione stipulata dall’Assessorato Regionale Beni Culturali e Identità Siciliana, dal Parco Archeologico di Leontinoi e dal Dipartimento di Storia, Patrimonio Culturale, Formazione e Società dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (diretto dal prof. G. Adamo). I lavori di scavo hanno riguardato sia la zona A del Parco, a Sud del Colle San Mauro, che ricade nel territorio di Carlentini, sia la zona B, più a nord dello stesso colle, nel territorio di Lentini, in una zona all’interno di un terreno privato. Entrambe le aree hanno restituito importanti testimonianze relativamente alla storia e all’organizzazione urbanistica dell’antica città.
Leontinoi, colonia greca nella Sicilia dell’entroterra
«Si tratta di aree facenti parte del territorio urbano di Leontinoi, colonia calcidese fondata nel 728 a.C, pochi chilometri a est della costa ionica della Sicilia e che oggi ricade amministrativamente nei terrori dei comuni di Lentini e Carlentini, in provincia di Siracusa» - afferma la professoressa Pisani. «Leontinoi è una delle più importanti colonie greche della Sicilia - continua l’archeologa - e si connota per le caratteristiche insediative che non prevedono la scelta usuale di un promontorio sul mare, ma un sistema collinare interno a dominio della piana di Catania».
La scoperta del tempio greco sul Colle San Mauro
Il tempio greco è venuto alla luce nella zona B del Parco e ne è stata esplorata, finora, solo la parte meridionale, per una lunghezza di poco più di 10 metri. «Risultano ben evidenti dal questa prima esplorazione - afferma la professoressa Pisani - la crepidine, ovvero il basamento a gradoni di fondazione, e un tratto del muro del lato breve ovest della cella. I dati finora raccolti non consentono di precisare con sicurezza la pianta del tempio (forse una cella sine peristasis), né la sua cronologia ma la tecnica di costruzione e alcuni elementi della decorazione architettonica raccolti nell’area lasciano propendere per la sua realizzazione nel periodo arcaico, nel VI sec. a.C.».Il team di ricerca fino alla fine di agosto è stato particolarmente impegnato ad esplorare il settore nord-ovest del Colle dove sono visibili alcuni tratti di muri antichi, realizzati con grandi conci parallelepipedi. Nella testata nord del Colle, grazie all’ultimo scavo di settembre, sono state messe in luce strutture di età greca. Fra queste vi sono le fondazioni del tempio greco. «Obiettivo degli scavi – spiega la professoressa - è quello di verificare quanto è rimasto delle fasi più antiche della colonia greca in un settore dell’abitato che risulta essere stato riutilizzato durante il Medioevo».
Mappatura dei luoghi per una valorizzazione del patrimonio archeologico
Durante la campagna di scavi, nel corso della quale sono stati rinvenuti pregevoli materiali fittili, il team di archeologici hanno avviato una ricognizione sistematica dei luoghi. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con un topografo, Giampaolo Luglio, che si è occupato di avviare un’attività di georeferenziazione, una mappatura topografica condotta tramite l'ausilio di moderne tecnologie e riprese con drone delle emergenze visibili e di quelle venute ora alla luce. «Tale attività – sottolinea Marcella Pisani - verrà estesa a tutto il sito antico non solo ai fini di una conoscenza capillare del ricco patrimonio archeologico, ma anche ai fini della salvaguardia e della valorizzazione dello stesso».
Il contributo e la passione degli studenti di Archeologia a “Tor Vergata”
Sotto la guida del team scientifico, costituito da Marcella Pisani, direttore scientifico, Lorenzo Guzzardi, co-direttore scientifico, e Giampaolo Luglio, responsabile dei rilievi) hanno lavorato gli studenti dell’Università Roma “Tor Vergata”, in particolare studenti e studentesse della laurea triennale in “Beni Culturali, della magistrale in “Archeologia, Filologia, Letterature e Storia dell’antichità” e del dottorato in “Beni Culturali, Formazione e Territorio”, di seguito in ordine alfabetico: Giovanni Alberto Della Sala; Fabrizio Fasoli; Riccardo Muglia; Giacomo Pacconi; Claudia Tozzi; Ericka Petullà; Fortunato Redi; Andrea Simonelli; Carolina Sugamele; Manuela Vitaliti.
Tutela e salvaguardia dei resti emersi
Le operazioni di scavo si sono svolte sotto la supervisione del Servizio Prevenzione e Protezione dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, responsabile dott. Marco Sciarra, che ha realizzato anche il Piano Operativo di Sicurezza per le attività di cantiere. Le attività di tutela e salvaguardia dei resti emersi sono supervisionate, oltre che dal Parco, dal Servizio Valorizzazione e Promozione del Patrimonio pubblico e privato del Dipartimento Beni Culturali della regione Sicilia e dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa.
Le operazioni di scavo sono state agevolate dal Comune di Carlentini, nella persona del Sindaco Giuseppe Stefio, che ha offerto l’alloggio in uno degli edifici presso Borgo Rizza (Carlentini) - un borgo di epoca fascista di cui è in atto il ripristino degli edifici, la riqualificazione e la valorizzazione - e dal proprietario della Tenuta “L’ultimo Re” (settore 2 di scavo), il dott. Settimo Minnella.
A cura dell’Ufficio Stampa di Ateneo