Il prof. Giovanni Vecchi guiderà un gruppo internazionale di economisti per l’analisi degli archivi INPS su 150 anni di redditi italiani
Il professor Giovanni Vecchi, docente di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, sarà a capo di un gruppo di economisti chiamato a studiare e interpretare un orizzonte di big data che non ha eguali in Europa: si tratta dell’archivio storico INPS, che verrà analizzato con le nuove tecniche di indagine sui microdati. L’applicazione riguarderà i salari, i contributi e i redditi di milioni di lavoratori.
Tutto nasce dall’iniziativa del prof. Vecchi, che guida il gruppo di ricerca internazionale. Il docente ha infatti già condotto una ricerca sul benessere italiano dall’unità a oggi, risultata nel libro In ricchezza e in povertà, pubblicato nel 2011 (ed. Il Mulino) in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Al primo volume ha fatto seguito una seconda importante pubblicazione scientifica, dal titolo Measuring Well-being. A history of Italian living standards, appena proposta da Oxford University Press di New York.
In questi giorni anche l’INPS celebra l’importante anniversario dei 120 anni dalla fondazione e ha deciso quindi di rendere disponibili i suoi archivi, affidando al gruppo di ricercatori guidato dal prof. Vecchi il difficile compito di analizzare tutto il materiale contributivo dall’Ottocento a oggi. Lo scopo è difendere e migliorare il benessere che il nostro Paese ha raggiunto e individuarne gli squilibri economici e sociali. Proprio con l’ausilio delle nuove tecniche d’indagine sui microdati si potranno gestire archivi così consistenti e non aggregati. Saranno quattro i filoni seguiti: divari territoriali e le condizioni di vita; la mobilità sociale e geografica; le disuguaglianze di genere e il gradiente di mortalità lungo la scala del reddito.
“La soluzione che andava per la maggiore è quella dei dati fiscali (tax records) – ha raccontato il prof. Vecchi al Sole 24 Ore – così ci si limitava solo alla parte più ricca della popolazione e non sul restante 99%. Il vantaggio dei bilanci di famiglia e dei dati individuali si traduce nella possibilità di scrivere una storia ‘dal basso verso l’alto’ che riempie questo vuoto e supera l’astrazione dell’italiano medio”.
“Con i dati degli archivi – ha poi aggiunto il professore – potremo lavorare su serie infinite di micro-dati”.
Tutti gli interessati possono consultare l’articolo del Sole tramite la Rassegna Stampa d’Ateneo all’indirizzo:
http://rassegnastampa.uniroma2.it/module/name/RassegnaStampa/navpath/UST/op/archivio/id_rassegna/2770