Si è concluso da poche ore nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS) un importante esperimento (SERiSM, Ruolo del Sistema Endocannabinoide nella Riprogrammazione di cellule Staminali in Microgravità) realizzato grazie all’impegno di Monica Bari e Alessandra Gambacurta, ricercatrici del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Chirurgia dell’Università di Roma, Tor Vergata. Il progetto SERiSM, selezionato e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) è parte della Missione VITA (Vitalità, Innovazione, Tecnologia, Abilità) ed è svolto in collaborazione con i Professori Natalia Battista dell’Università di Teramo e Mauro Maccarrone del Campus Bio-Medico di Roma. La Dottoressa Bari insieme alla Professoressa Battista sono state responsabili dell’organizzazione e della realizzazione dell’esperimento presso i laboratori del Kennedy Space Center (KSC) in Florida, USA, messi a loro disposizione dalla NASA. L’esperimento SERiSM prevedeva l’utilizzo di un modello cellulare innovativo, messo a punto a Tor Vergata dalla Dottoressa Gambacurta. Si tratta di staminali derivate dal sangue periferico, isolate nei giorni precedenti il lancio, e caricate in appositi contenitori ideati e realizzati da Kayser Italia. I contenitori, con il materiale biologico e forniti di un sistema elettronico per gestire le fasi sperimentali, sono stati lanciati lo scorso 14 Agosto dalla storica piattaforma 39A del KSC a bordo della Capsula Dragon con un vettore Falcon, realizzato dalla Space X, ed accolti sulla ISS dall’astronauta italiano Paolo Nespoli. Le cellule staminali, una volta raggiunta la ISS, sono state stimolate a differenziarsi in tessuto osseo per tempi differenti, al termine di ciascuno dei quali sono state conservate in RNA-later ed inserite, dallo stesso Nespoli, nel MELFI (Minus Eighty-degree Laboratory Freezer for ISS). Le cellule, così conservate, ritorneranno il mese prossimo all’Università di Tor Vergata per essere analizzate. Saranno valutati sia il ruolo del Sistema Endocannabinoide, già noto per essere coinvolto in processi degenerativi ed infiammatori, che i principali marker di differenziamento in tessuto osseo. Questo studio è finalizzato alla cura delle patologie che determinano fragilità ossea, tra cui quella definita “osteoporosi dell’astronauta”, legata alla mancanza di gravità, nonché tutte le più comuni patologie i legate alla perdita di massa ossea.
E’ con orgoglio che la Università Tor Vergata ha potuto partecipare alla missione VITA insieme ad altri progetti italiani, incrementando significativamente il contributo del nostro Paese alla ricerca nello spazio, con possibili importanti ricadute per la salute umana.