All’ Ateneo Roma “Tor Vergata” la “Notte Europea dei Ricercatori”, edizione 2019, è stata più lunga del solito, interessando anche la mattina di lunedì 30 settembre, quando l’Università si è svegliata “spaziale”. Oltre duecento gli studenti provenienti dai licei, per lo più scientifici, di Roma e Provincia, che si sono ritrovati nell’Aula Magna “Gismondi” della Macroarea di Scienze, per partecipare a un incontro sull’esplorazione spaziale. L’evento è stato organizzato dal Dipartimento di Fisica dell’Ateneo “Tor Vergata” e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN Sezione di Roma "Tor Vergata",nell’ambito della Notte Europea dei Ricercatori,celebrata il 27 settembre,eha visto come ospite d’onore il cosmonauta Ten. Col. dell’Aeronautica Militare Walter Villadei, che ha parlato ai ragazzi della sua esperienza, posato per le foto di gruppo insieme agli studenti e risposto alle loro numerose domande.
Il convegno “Tor Vergata: Università spaziale” è stato aperto dal Direttore del Dipartimento di Fisica, Pasquale Mazzotta, e dalla Anna Di Ciaccio, Direttore dell’ INFN Sezione di Roma “Tor Vergata”. A seguire, Roberta Sparvoli, Fisica Nucleare e Subnucleare, Dipartimento di Fisica dell' Università Roma "Tor Vergata" e membro del comitato organizzatore dell’evento, insieme a Giuseppe Di Sciascio e Silvia Miozzi della sezione INFN "Tor Vergata", ha presentato le opportunità future che vedranno l’umanità, insieme alla scienza e alla tecnologia in costante evoluzione, protagonista dell’esplorazione dello Spazio.
Partendo dal primo modulo lunare LEM, il lander che ha permesso agli astronauti l’allunaggio, Francesco Berrilli, professore esperto di fisica e fisica solare a “Tor Vergata”, ha sottolineato l’importanza della matematica nel settore spaziale e come la matematica stessa negli anni abbia portato gli scienziati a costruire - basti pensare alla tecnologia che oggi portiamo comodamente in tasca tramite i nostri smartphone - un computer che potesse permettere di organizzare e intraprendere viaggi interplanetari. «Siamo andati sulla luna, nel luglio del 1969, grazie a un oggetto dalle dimensioni di una valigetta che aveva esattamente 152kb di memoria – ha commentato Berrilli - Pensate che un solo smartphone oggi può gestire oltre 250gb!».
Punto centrale dell’incontro è stato il ruolo fondamentale che il nostro paese, e l’Ateneo di “Tor Vergata”, ha assunto nell’ambito della ricerca, della tecnologia e delle preparazione e addestramento di figure professionali nel settore spaziale. « L’Italia infatti è uno dei paesi con il maggior numero di astronauti in ragion del fatto che è l’unico paese europeo che ha una cooperazione bilaterale diretta con la NASA», ha spiegato il Ten. Col Walter Villadei, aprendo il suo discorso.
Dopo una carrellata di eventi chiave che hanno fatto la storia dell’esplorazione spaziale, a partire dal primo volo nello spazio di Jurij Gagarin, il 12 aprile 1961, il cosmonauta ha evidenziato come, dal primo accordo con gli Stati Uniti, nel 1962, l’Italia abbia continuato ad essere in prima linea.
«L’Ateneo di “Tor Vergata” ne è un ottimo esempio – ha detto Villadei. – Essenziale il suo contributo alla Stazione Spaziale con il recentissimo telescopio Mini-EUSO, lanciato nello spazio lo scorso luglio con la capsula russa Soyuz MS-14 oltre ai diversi esperimenti di fisica, astrobiologia e di materiali a memoria di forma, a bordo e all’esterno di essa.
La Stazione Spaziale Internazionale – ha proseguito Villadei - è l’oggetto più grande mai realizzato dall’uomo nello spazio, ed è composto da due pannelli solari che generano corrente elettrica. L’Italia è il paese che ne ha progettato circa il 40% del segmento. Si tratta di un laboratorio di ricerca unico nel suo genere poiché opera in microgravità; sulla stazione, infatti, si è in grado di fare esperimenti che sulla Terra non è possibile fare».
Ai giovani studenti, che si apprestano a prendere importanti scelte per il loro futuro, il cosmonauta ha illustro l’importanza del settore aerospaziale e della ricerca dedicata ad esso, la professione dell’astronauta, in continuo addestramento, e le sfide e le opportunità future.
«In programma c’è sicuramente l’esplorazione “oltre” – ha rivelato il cosmonauta.- Il primo obiettivo degli americani è il ritorno sulla Luna, che sarà come una palestra per il raggiungimento di Marte. Entro il 2024 vorrebbero portare sulla Luna il primo equipaggio umano per iniziare a costruire una stazione attorno ad essa e subito dopo un insediamento permanente sulla superficie lunare, che dia inoltre un contributo allo sviluppo dell’economia spaziale».
Gli studenti, attraverso alcuni portavoce, hanno inondato Walter Villadei di domande, mostrando il grande interesse dei giovani per il settore spaziale. Miko, studente dell’istituto “Campus dei Licei Massimiliano Ramadù” (Cisterna di Latina) - che da grande vorrebbe fare il giornalista scientifico sebbene la famiglia lo preferirebbe medico legale perché “ci sono più opportunità di lavoro” - ha chiesto al cosmonauta Villadei quali sono gli effetti delle radiazioni spaziali sul DNA degli astronauti e un’opinione sul piano di Donald Trump di costruire una forza militare spaziale. A seguire il Dario Del Moro, ricercatore del Dipartimento di Fisica a “Tor Vergata”, che ha affrontato la questione dell’acqua sulla Luna, ricerca iniziata nel 1994 con la Missione Clementine e conclusa solo lo scorso anno quando, con un’immagine ad alta definizione, grazie all’utilizzo della spettrografia, si è riusciti a individuare, presumibilmente, tracce di ghiaccio sulla superficie dei poli lunari.
Curiosa invece la classifica dei dieci materiali grazie ai quali l’uomo è andato nello spazio e la loro applicazione nella vita quotidiana. Tra questi, afferma il Claudio Goletti, professore di Struttura della Materia a “Tor Vergata”, ci sono le Nike PG3, dotate di “molle”, nate per attutire gli urti degli astronauti; i filtri per ottenere il riutilizzo dell’acqua, compresa l’urina degli astronauti che durante la loro permanenza sulla Stazione Spaziale Italiana, che eliminano il 99,9% di batteri; e i led a infrarossi, usati come applicazioni locali per trattare i traumi muscolari degli astronauti.
Un altro dei temi trattati è quello dello “Space Weather” e dell’esplorazione umana fuori dalla magnetosfera terrestre, una delle sfide future del settore spaziale. Si tratta di un vero e proprio meteo spaziale. «Perturbazioni naturali che, rapide, influenzano lo spazio interplanetario e quindi la performance dei sistemi satellitari», ha spiegato nel suo intervento Luca Giovannelli, ricercatore del Dipartimento di Fisica di “Tor Vergata”. In quest’ambito il Dipartimento sta portando avanti diversi progetti per studiare le emissioni solari e le sorgenti dello Space Weather, tra cui il progetto di EST, European SOlar Telescope, il telescopio europeo dedicato allo studio del Sole. Il Dipartimento di Fisica di “Tor Vergata” è fortemente coinvolto nello studio delle nuove tecnologie necessarie allo studio del sole ad alta risoluzione.
Marco Casolino, ricercatore presso la sezione INFN di Roma “Tor Vergata”, ha affrontato il tema spaziale attraverso le pagine di fumetti e manga, in particolare quelli di Carl Barks, creatore di Zio Paperone, e del suo erede, l’ingegnere Don Rosa, poiché hanno una trattazione estremamente realista della scienza e della fisica, a volte anche più precisa di quella dei film.
In conclusione, Casolino ha mostrato alla platea, a conferma della presenza costante dell’Ateneo “Tor Vergata” nel settore dello spazio, una lente che è alla base del telescopio Mini-EUSO,che in realtà guarda la Terra,e che è stata progettata dalla sezione INFN di “Tor Vergata” e dal Dipartimento di Fisica.
«Si tratta di una lente di Fresnel, piatta per resistere alle vibrazioni del lancio, che verrà accesa la settimana prossima e permetterà di concentrare i raggi luminosi che provengono dalla Terra», ha detto il ricercatore invitando gli studenti a farsi un selfie attraverso la potentissima lente.
A cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo