Giovedì 7 marzo 2024 nell'Auditorium della Macroarea di Lettere e Filosofia dalle ore 9 alle 13
Il giorno prima della Giornata internazionale della donna, il 7 marzo, ci sarà un incontro di formazione e sensibilizzazione sulla “violenza ostetrica”.
L’evento, organizzato dal centro di studi dipartimentale “Grammatica e sessismo”, ha luogo presso l’auditorium di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata.
Maternità moderna, pregiudizi vecchi: una riflessione preliminare sulla violenza ostetrica e sui linguaggi che la esprimono. Questo il focus di questa giornata dedicata alla violenza ostetrica, un tema non sempre all’attenzione delle cronache, che oltre ad aspetti preoccupanti di natura medico-assistenziale, contiene forti problematiche linguistiche.
“Questa malpratica è una delle tre cause principali di depressione post parto” - spiega Francesca Dragotto, associata di Glottologia e linguistica presso l’università Tor Vergata oltre che coordinatrice di Grammatica e sessismo – e la mia ricerca si incentra sulle pratiche discorsive che incidono negativamente”.
La prima definizione giuridica di violenza ostetrica è datata 2007 all’interno della “Ley Orgánica sobre el derecho de las mujeres a una vida libre de violencia” del Venezuela. La legge introduce nel dibattito istituzionale qualcosa che esisteva da molto tempo nel dibattito sociale, collettivo e individuale, non solo in Sudamerica.
Dunque una forma di violenza diffusa che può emergere sia nelle pratiche ostetriche (manovra di Kristeller o “la Kristeller”, episiotomia ad esempio) che nel linguaggio usato durante/dopo la gravidanza stessa. Ecco alcuni esempi di “allocutivi” e forme linguistiche spesso abusate nei confronti delle neo-mamme, in questo caso riguardo l’allattamento:
Le brave mamme non si arrendono, ce la mettono tutta per allattare; le mamme che non allattano sono egoiste; il legame con il bambino/ la bambina è meno intenso; senza allattamento manca il contatto.
Tra le azioni abusanti verbali e non verbali, si riscontrano a volte anche l’abuso fisico diretto o verbale, la mancanza di riservatezza, il rifiuto di offrire un’adeguata terapia per il dolore, rifiuto di ricezione in strutture ospedaliere e in alcuni casi trattamenti irrispettosi nei confronti di adolescenti, donne non sposate, donne in condizioni socio-economiche sfavorevoli, migranti o affette da HIV.
Il tema ottiene riconoscibilità e spazio nel discorso istituzionale e pubblico internazionale dal 2014, quando l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) pubblica la “Dichiarazione per la prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”. La dichiarazione elenca i trattamenti “irrispettosi e abusanti” tenuti nei confronti delle donne durante il parto.
Dopo l’introduzione affidata a Stefano Ciccone, sociologo, la giornata prende inizio con il monologo per lo spettacolo teatrale “Il mestiere più antico del mondo” di Gabriella Pacini con Laura Nardi, regia di Amandio Pinheiro.
Subito dopo, gli interventi di: Gabriella Pacini, ostetrica, Lisa Canitano, ginecologa, Cinzia Niolu, psichiatra, Ilaria Adulti, pischiatra, Grazia Terrone, psicologa, Francesca Dragotto, linguista, Ambra Serangeli, antichista e Irene Strazzeri, sociologa.
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