“Tor Vergata” legge la pace alla biblioteca Raffaello di via Tuscolana 1111 a Roma. Docenti e studentesse del nostro ateneo hanno partecipato alla maratona di lettura organizzata dal circuito delle Biblioteche del Comune di Roma insieme a Emergency in occasione del primo anniversario della guerra in Ucraina. Perché «La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra», Gino Strada.
È di qualche giorno fa l’appuntamento alla biblioteca comunale Raffaello di via Tuscolana 1111 in zona Osteria del Curato a Roma: a quasi un anno di distanza dall’inizio della guerra in Ucraina, tre biblioteche del comune di Roma hanno organizzato un reading di poesie per celebrare la pace: le biblioteche Enzo Tortora, Nelson Mandela e Raffaello, in collaborazione con Emergency, sono state teatro di una maratona di lettura intitolata “Leggere per la pace”.
"La lettura ad alta voce di poesie come quelle che sono state apprezzate da tutte e tutti i partecipanti è un modo per infrangere il silenzio e per sciogliere il dolore in canto. Di contro a partizioni, conflitti, separazioni, forme diverse di prevaricazione che coinvolgono, in misura differente, l'intero pianeta, si è invece tentato di unire, costruire ponti, riallacciare un dialogo tra le persone e le culture”, ecco il commento della professoressa Elisabetta Marino (Letteratura inglese) che ha partecipato con “La bambina di Hiroshima” di Nâzim Hikmet (da “Poesie”, 1960) e “Invictus” di William Ernest Henley (da “A book of Verses”, 1888). Accanto a lei, Fabio Pierangeli (Letteratura italiana) che ha letto un brano da “La casa in collina” di Cesare Pavese (1948) e Bianca Sulpasso (Letteratura russa) che ha letto “Porto il mio dolore in un fagotto” di Julia Musakovs’ka, “Prendi solo l’essenziale. Prendi le lettere” di Serhij Žadan (poesie da “Poeti d’Ucraina”, a cura di Alessandro Achilli, Yaryna Grusha Possamai, 2022) e “Distanze: verste, miglia...” di Marina Cvetaeva (poesia da “Dopo la Russia”, a cura di Serena Vitale, 1997), “Come scrivere dopo Mariupol” di Ksenija Pravkina (poesia dalla rivista ROAR – Russian Oppositional Arts Review, 2022). L’incontro della biblioteca Raffaello è stato aperto da Monica Ferri di Emergency che ha letto un estratto dal libro “Una persona alla volta” di Gino Strada (2022).
Con molta emozione sono intervenute due studentesse di “Tor Vergata”: Inna Zbarakh, ucraina, e Olga Kuznetsova, russa, che hanno letto in lingua originale i testi selezionati dalla professoressa Sulpasso. Olga Kuznetsova ha partecipato attivamente ai corsi di supporto linguistico-culturale organizzati dall’Ateneo, insegnando l’italiano come studentessa-tutor ai profughi che giungevano dall’Ucraina dopo l’invasione russa.
In questo anno accademico, “Tor Vergata" ha accolto studenti e studentesse ucraini che stanno usufruendo del progetto Foudation Course: un anno integrativo che consente a chi ha un numero di anni di scuola diversi dall’ordinamento scolastico italiano di seguire le lezioni universitarie. Un aiuto importante per chi proviene da zone di conflitto o di disagio.
Durante l’evento alla ‘Raffaello’ si sono alternate poesie e brani di autori classici come Albio Tibullo, significativi come Anna Frank, autrici contemporanee come Rosella Postorino e Stefania Falasca, emblematiche come “Ninna Nanna della guerra” di Trilussa, che ha chiuso l’incontro.
In contemporanea dalle 17.00, nelle tre biblioteche, protagonisti sono stati anche utenti, lettori, studenti e docenti di corsi di italiano per stranieri, rappresentanti di comitati locali e di quartiere, scuole di musica, membri di circoli di lettura, studenti e professori di licei, portando ciascuno il proprio contributo per una maratona di lettura all’insegna della pace.
«È importante anche restituire un’altra immagine della Russia, perché esiste» ha detto Bianca Sulpasso, citando come esempio la rivista “ROAR” tradotta in italiano dal collettivo “Russia Resistente”, espressione di una controcultura di opposizione al regime, da cui la professoressa ha tratto un brano.
A sottolineare invece il legame tra la biblioteca del territorio e l’ateneo è il professor Pierangeli, che da anni collabora con questa vivace realtà, nei pressi della metro Anagnina. Ha coinvolto nel tempo diversi amici scrittori come Affinati, Maraini, Di Paolo e colleghi, come in questa occasione.
«Duplice il filo che lega la ‘Raffaello' al nostro Ateneo» racconta Pierangeli «la persona che si occupa degli eventi, Marzia Consalvi, è una ex studentessaa di Lettere, laureatasi con me con una tesi su Leonardo Sciascia; moltissimi nostri studenti frequentano la biblioteca e alcuni vengono per la tesi di laurea a consultare il fondo Sardelli. Un'attività di terza missione a mio avviso molto importante, per il legame con il territorio. In questa chiave, con Marzia e Claudio della biblioteca abbiamo immediatamente pensato di coinvolgere per quest’occasione la nostra collega di letteratura russa e le sue studentesse, sia russe che ucraine. L'invito alla collega Marino apre anche ad un'altra serie di progetti sugli scrittori anglo americani e legati alle ex colonie. Insomma, promosso dal nostro Ateneo, un dialogo sempre aperto per la pace tra le diverse culture».
«L’Ateneo è stato e continua a essere molto presente» gli fa esco la professoressa Sulpasso «già sono pronti nuovi finanziamenti per un altro corso di italiano per ucraini». Ha ribadito la partecipazione costante e intensa dei giovani, soprattutto delle nazioni coinvolte in questa guerra, che qui lavorano e vivono insieme «In una cultura che costruisce ponti, davvero» conclude la professoressa.
Il conflitto attuale in terra ucraina è stato lo spunto per parlare di guerra e pace a 360 gradi, citando e facendo riferimento a tante altre guerre in corso in tutto il mondo - 60 conflitti circa al momento, 5 milioni di morti all’anno: come ha detto Papa Francesco “la terza guerra mondiale a pezzi” - riflettendo sull’illusione di una nuova pace dopo la caduta del muro di Berlino, sulle guerre passate che non hanno lasciato i giusti insegnamenti, sulla necessità di fare ognuno la propria parte per costruire insieme una cultura della pace. «Il pomeriggio è stato altamente qualificante per il coro di voci emerse sul tema della pace» continua Pierangeli «la poesia, ancora una volta, si è dimostrata fiore nel deserto. Come ha scritto Cesare Pavese in “Ritorno all'uomo” all’indomani del 25 aprile 1945, una sola cosa si salva dall'orrore "ed è l'apertura dell'uomo verso l'altro uomo"».
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