Il patrimonio genetico risulta determinante nello sviluppo di complicazioni: la risposta grazie a uno studio che porta anche la firma di “Tor Vergata”
Pubblicata dalla prestigiosa rivista Nature, arriva finalmente la risposta a una delle domande che negli ultimi due anni ha più interessato la comunità scientifica mondiale: perchè alcune persone si ammalano di Covid e sviluppano forme gravi, mentre altre contraggono forme lievi di infezione o non si infettano? A quanto pare dipende tutto dai geni. Nella fattispecie, ne esiste un gruppo specializzato nel distruggere l’unica molecola capace di costruire una valida barriera all’infezione: l’interferone.
La scoperta è il punto di arrivo di uno studio avviato nel 2020 dal consorzio internazionale di genetica “Covid Human Genetic Effort”, cui ha partecipato anche l’Italia con diverse strutture, a cominciare dal gruppo di ricerca del prof. Giuseppe Novelli dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, assieme all’Istituto San Raffaele di Milano, l’Università di Brescia e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Il team internazionale è stato coordinato da Jean-Laurent Casanova, della Rockefeller University.
"Stiamo studiando le caratteristiche di chi si ammala in modo grave e i dati indicano che la differenza, rispetto all'infezione, la fa l'ospite – ha dichiarato Novelli all'ANSA – Nei geni legati alle forme gravi della malattia, alcuni dei quali sono stati descritti nei mesi scorsi dallo stesso gruppo di ricerca, ce ne sono alcuni che hanno a che fare con la cosiddetta immunità innata, ossia con la capacità di ciascun individuo di difendersi dal virus e la cui scoperta è stata premiata nel 2011 con il Nobel la Medicina a Bruce Beutler e Jules Hoffmann”.
"Abbiamo dimostrato – ha proseguito Novelli – che buona parte dei malati gravi ha un difetto nella produzione dell'interferone, ossia non riesce a produrre o addirittura distrugge la molecola che gioca un ruolo chiave contro la tempesta di citochine tipica delle forme gravi di Covid-19. Questo accade perché non vengono prodotte le molecole-sensore che attivano i recettori delle cellule immunitarie chiamati Tlr, che hanno il compito di avvertire del pericolo. In sostanza, in chi contrae la forma grave di Covid-19, il sistema immunitario non si attiva e non lancia alcun allarme, lasciando al virus la strada completamente libera”.
Per Novelli "è una scoperta che apre le porte alla terapia personalizzata", un obiettivo realizzabile soltanto facendo lo screening genetico delle forme gravi.
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