Organizzata dal CUG l’8 marzo presso l’auditorium Ennio Morricone della Macroarea di Lettere dell’università di Roma “Tor Vergata”, si è celebrata la Giornata Internazionale della Donna.
«Questa giornata non vuole essere “celebrativa” ma “propositiva”» dichiara in apertura il Magnifico Rettore Nathan Levialdi Ghiron. «Si sta lavorando proprio per migliorare anche l’offerta formativa, per renderla ancora più attrativa e per una libertà intellettuale coltivata, potenziata e diffusa» ha concluso il prof Levialdi.
L’evento, introdotto dalla Presidente Onoraria del CUG prof.ssa Elisabetta Strickland, si è incentrato principalmente sulla controrivoluzione iraniana che da quasi 6 mesi sta interessando 165 città, 31 province e, soprattutto, è la prima rivoluzione guidata da donne. Che non sono più sole, come invece lo erano nel 1979, quando scesero in piazza contro quelle leggi restrittive previste dal Regime «Perché allora l’urgenza era la giustizia sociale» spiega l’attivista e mediatrice culturale iraniana Parisa Nazari «invece ora è chiaro che i diritti della donne sono fondamentali per qualsiasi forma di democrazia».
Per il rettore la priorità dell’Ateneo, oltre all’inclusione, la crescita e il rispetto dei diritti di tutte e tutti, è quella di offrire prospettive, anche e soprattutto a chi vive in condizioni di privazione di opportunità e cerca accoglienza altrove. Messaggio importante, alla luce degli ultimi eventi che si sono verificati in Iran e che hanno come vittime ancora una volta delle donne, delle giovanissime donne, 12 anni, avvelenate nelle scuole. Il regime sta cercando in tutti i modi di allontanare le donne dalla cultura.
Come ha ricordato la professoressa Virginia Tancredi, Presidente del CUG, citando il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, ci vorranno ancora 300 anni prima di giungere a una vera e totale parità di genere: i fatti internazionali sembrano tristemente avvalorare questo pronostico, le donne stanno pagando con la vita le loro conquiste.
La professoressa Barbara Martini, delegata per le pari opportunità e l’inclusione (nuova e significativa denominazione), definisce il progetto di accoglienza di “Tor Vergata” virtuoso e d’esempio per altri atenei: per facilitare l’ingresso dei ragazzi che fuggono da situazioni a rischio è stato istituito il Foundation Course, corso propedeutico per permettere a chi non ha i requisiti per accedere a un corso universitario di integrare questo gap e proseguire gli studi. In questa maniera si regolarizza in primis la posizione della persona con i ministeri e le si dà quella prospettiva di cui parlava il rettore.
Parisa Nazari e il professor Massimo Papa, ordinario di Diritto Musulmano e dei paesi islamici, già protagonisti insieme di un altro evento al teatro Manzoni di Roma lo scorso 16 gennaio, hanno affrontato la questione anche dal punto di vista giuridico: il codice penale iraniano che riprende i testi sacri, applicando norme e leggi obsolete; le udienze sommarie e tenute da commissioni precostituite; le grazie concesse promulgate a fronte di pentimenti estorti con la violenza e con un resa incondizionata da parte degli imputati, che firmano una lettera di pentimento e promettendo “buona condotta” e a solo scopo propagandistico per il regime; le leggi introdotte nel 1979 fortemente misogine, strumento di controllo del governo sul corpo della donna per umiliarla e renderla invisibile.
L’espressione artistica è stata protagonista della seconda parte dell’incontro: danza, musica, poesia, teatro sono stati veicolo di messaggi e informazione che, per contro, dalle zone di rivoluzione arrivano frammentari.
Nazari ha recitato la poesia “È solo la voce che resta” della poetessa persiana Forugh Farrokhzad invitando la comunità internazionale a insistere nella lotta al regime, anche con comportamenti virtuosi e trasparenti, facendo riferimento all’imminente incontro di una delegazione imprenditoriale iraniana che il 14 marzo a Roma incontrerà rappresentati istituzionali e aziende italiani per stipulare accordi commerciali. «Non si possono stringere mani se non si fa luce sui fatti degli ultimi 6 mesi» ha commentato l’attivista.
“Ci picchiano da mezzogiorno alle 10 di sera. Temo che non resterò in vita. Dire che sono terrorizzata non basta a esprimere ciò che provo” questo l’incipit del brano scelto dal professore Papa, dal libro “Diari dal carcere” di Sepideh Gholian, giovane reporter e attivista iraniana, per parlare delle «coraggiosissime donne iraniane». E non solo: il professore ha rivolto un pensiero anche a Torpekai Amarkhel, giornalista afghana e attivista dei diritti umani per l'Onu, morta con i figli nella tragedia di Cutro dello scorso 26 febbraio.
“Tor Vergata” già da tempo è stata palcoscenico e ha partecipato attivamente alla mobilitazione a sostegno delle donne iraniane, unendosi al coro di voci che anche ieri ha recitato lo slogan ormai famoso: “Jin, Jîyan, Azadî”, “Donna, Vita, Libertà”.
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