Bandito dalla Società Chimica Italiana il premio è stato conferito “per il contributo fornito nello studio dei meccanismi di funzionamento delle nanomacchine basate su DNA per il rilascio controllato di farmaci".
Alessandro Porchetta, giovane ricercatore post-doc presso il laboratorio del Dipartimento di Scienze Tecnologiche e Chimiche dell’Università di Roma “Tor Vergata”, guidato dal prof. Francesco Ricci, è il vincitore del Premio “Primo Levi” 2013 (valore 1000 Euro), bandito dal Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani della Società Chimica Italiana.
Il dott. Alessandro Porchetta è risultato vincitore con il lavoro Allosterically Tunable, DNA-Based Switches Triggered by Heavy Metals pubblicato nella rivista "Journal of the American Chemical Society" (J. Am. Chem. Soc. 135, 13238, 2013).
La Commissione Giudicatrice (formata per il 50% da scienziati di chiara fama), nel conferire il premio ha sottolineato «l'altissima rilevanza e l'elevato impatto delle ricadute future nell’ambito della chimica analitica che avrà il lavoro di Alessandro Porchetta. L’obiettivo della ricerca è lo sviluppo di nanomacchine basate sul DNA, in grado di riconoscere marker tumorali, segnalare la presenza del tumore e rilasciare farmaci in modo controllato. Alessandro Porchetta ha contribuito alla ricerca caraterizzando i meccanismi di funzionamento delle macchine basate su DNA.
«L’articolo – dichiara Porchetta - è un importante risultato nell’ambito della ricerca portata avanti dal gruppo del prof. Francesco Ricci e del prof. Giuseppe Palleschi nel campo delle nanotecnologie a DNA, finanziato con fondi ERC, AIRC, etc; e fondi per la mobilità scientifica (Marie Curie IRSES)».
Trattandosi di un settore di ricerca di frontiera le future applicazioni pratiche di questi studi sono ancora lontane ma grande è la soddisfazione per aver ricevuto un importante riconoscimento per uno studio svolto all’interno di una Università pubblica: «Rappresenta una spinta personale a fare meglio – ha dichiarato il vincitore - e uno stimolo per tutti quei ragazzi e ragazze che si allontanano dalla ricerca per mancanza oggettiva di prospettive. Il mio caso è però un’eccezione in un quadro di difficoltà e tagli generalizzati. Finanziare la ricerca pubblica e la mobilità è fondamentale per permettere la piena espressione delle potenzialità di molti giovani ricercatori, rilanciare l’economia del paese ma soprattutto incrementare la conoscenza e il benessere sociale.»
Per maggiori informazioni sul lavoro di ricerca http://pubs.acs.org/doi/pdf/10.1021/ja404653q
(Uff. Stampa)