La professoressa di Management Pubblico di “Tor Vergata” fa parte del comitato tecnico-scientifico sulle performance.
Nomina importante per Denita Cepiku, docente titolare dei corsi di Economia Aziendale - CdL in Economia & management - e Public Management - CdL in Global governance – presso il nostro Ateneo. Infatti la professoressa è ufficialmente una dei componenti del comitato tecnico-scientifico “Misurazione e valutazione della performance” dell’Osservatorio nazionale sul lavoro pubblico, istituito dal ministro della PA Paolo Zangrillo.
Direttrice della rivista Azienda Pubblica e autrice di numerose pubblicazioni tra cui articoli in riviste scientifiche nazionali e internazionali e monografie, ha pubblicato “Strategia e performance nelle amministrazioni pubbliche” nel 2018 per l’Egea, e “The Co-production of Public Services: Management and Evaluation” per Palgrave Macmillan – Springer, nel 2020. Nella sua ricerca, Denita Cepiku si occupa principalmente di governance collaborativa (coproduzione e reti) e pianificazione strategica delle performance. Collabora con organizzazioni internazionali quali la Commissione Europea, OCSE, Nazioni Unite e BERS.
La nomina nell’Osservatorio si pone in continuità con la posizione prima di presidente e poi di componente della commissione tecnica per la performance presso il dipartimento della Funzione pubblica dal 2019 al 2023. La professoressa, contattata dall’ufficio stampa di Ateneo, ha rilasciato un commento su questa nomina prestigiosa, rispondendo ad alcune nostre domande.
D: Come ha accolto la nomina da parte del ministero della Pubblica amministrazione?
La nascita dell’Osservatorio è una misura strategica che mira a rispondere in modo organico e sistemico ad alcune problematiche che affliggono da anni l’amministrazione pubblica italiana. Tra queste la più preoccupante è certamente la carenza di personale, specie di alcune professionalità, e la scarsa attrattività del datore di lavoro pubblico soprattutto verso i giovani (l’età media dei candidati di concorsi pubblici è di 36 anni).
Il lavoro pubblico deve recuperare il suo senso – contribuisce infatti a generare valore pubblico per la collettività – e chi si occupa di gestire le persone deve farlo in modo strategico e lungimirante, consapevole che nel capitale umano risiede la chiave per dare ai cittadini servizi e politiche pubbliche efficacia. Il ministro ha adottato diverse direttive in tema di formazione e sviluppo della leadership.
Questo è un momento storico particolare nella storia del settore pubblico italiano che vedrà il ricambio di un terzo del personale. Farne parte, attraverso l’Osservatorio che andrà ad attuare le misure approvate, è un onore ma anche un’enorme responsabilità.
D: Cosa si aspetta da questa esperienza, a livello personale e generale?
A livello personale è una preziosa opportunità per osservare da vicino le dinamiche delle riforme e la gestione del cambiamento nel settore pubblico. Sarà sicuramente un’esperienza arricchente lavorare assieme a colleghi di discipline diverse dal management e con decisori pubblici che operano in ruoli chiave (MEF, Conferenza delle Regioni, ANCI e Upi). È fondamentale per una docente portare in aula non solo lo stato dell’arte delle ricerche accademiche su un tema ma anche comprensione pratica e intuizioni su come gli strumenti manageriali funzionino sul campo.
In generale, spero in una continuità, soprattutto politica, sul tema della programmazione integrata delle performance organizzative e individuali. Un numero crescente di amministrazioni si sta mettendo alla prova con nuovi strumenti come il Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO) e strumento per lo sviluppo delle persone e della dirigenza. Il dipartimento della Funzione pubblica è chiamato a fornire un’attività di guida e accompagnamento costante essendo l’implementation gap un problema storico delle nostre riforme.
D: Ha un’esperienza e una formazione internazionale davvero notevole: quali sono i punti forti a cui l’Italia può ispirarsi dall’estero per migliorare nella pubblica amministrazione e quali esempi virtuosi può invece esportare?
Le riforme, specie quelle di management pubblico, che l’Italia ha adottato dai primi anni ’90 ad oggi sono introdotte con un ritardo di una decina di anni rispetto ad altri paesi europei. Pensiamo alla riforma della sanità e alla riforma del sistema universitario ma anche al tema del performance management trasversale a tutti gli ambiti di intervento pubblico. I paesi anglosassoni ci precedono di quasi un decennio e la loro esperienza, seppur ben contestualizzata all’Italia, non va trascurata.
È per questo fondamentale adottare un approccio basato sull’evidenza e sulla valutazione dell’impatto delle riforme: sia riforme precedentemente attuate sia altri paesi possono svelarci in anticipo gli ostacoli e gli effetti indesiderati di interventi ora in discussione o appena adottati. In questo, le università possono dare un contributo fondamentale in termini di analisi comparate internazionali e in termini di valutazione esterna delle riforme. La nostra università di Roma Tor Vergata vanta un numero elevato di docenti di management pubblico dal profilo internazionale e molti professori stranieri che ogni anno svolgono periodi di visiting.
D: Nella sua carriera ha raggiunto traguardi importanti: un consiglio alle giovani studentesse per affermarsi in ruoli apicali, anche in ambiti in cui finora erano messe ai margini?
L’equità di genere è un punto debole della pubblica amministrazione italiana. Se a livello complessivo siamo sul 55%, la presenza delle donne nelle posizioni apicali crolla al 35.5%, portando l’Italia alla ventesima posizione nell’UE-27.
Il mio consiglio alle nostre brillanti neolaureate è quello di partecipare al corso-concorso che la Scuola nazionale dell’Amministrazione ha ripreso a organizzare con una certa regolarità. La competizione è alta, poiché il concorso consente di entrare direttamente in ruoli apicali dell’amministrazione centrale anche a chi non ha esperienza da funzionaria o dirigente pubblica, ma gli strumenti per prepararsi al meglio ci sono e proprio nella nostra Facoltà di Economia che negli ultimi vent’anni ha investito sul tema. Sono erogati infatti diversi corsi di management pubblico, il Master MIMAP dal 2003 e un percorso di dottorato fortemente internazionalizzato in public management e governance.
Leggi QUI il comunicato stampa del ministro Zangrillo sull’insediamento dell’Osservatorio.
Photo credits Denita Cepiku