Per la giornata mondiale degli insegnanti un incontro sul rapporto d’amore e odio tra didattica e nuove tecnologie e le possibili soluzioni.
Il 5 ottobre all’auditorium Ennio Morricone nella Macroarea di Lettere dell’Università di Roma Tor Vergata si è tenuto il convegno “Dialoghi, insieme in sintonia. Le sfide di una nuova scuola che cambia” presieduto da Carmelo Occhipinti, professore di Storia della critica d’arte e Museologia e storia del collezionismo presso il nostro Ateneo, insieme a Rossella Capuano, del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma e a Maria Cristina Fortunati, docente a “Tor Vergata” e all’IPS Maffeo Pantaleoni di Frascati (RM).
La domanda su cui ruota il convegno è fondamentalmente “il digitale è qualcosa di importante e utile o è un pericolo”? Quesito che può interessare la vita quotidiana ma ancor di più la didattica.
Come sottolineato nella parte introduttiva da Riccardo Scaglioni, presidente ANFIS (Associazione Nazionale Formatori Insegnanti Supervisori) e docente dell’Università di Verona, questa contrapposizione è più un malinteso o meglio un luogo comune: il nodo da sciogliere è nel paradigma della scuola letto nell’ottica di una scuola della conoscenza che si oppone alla scuola della competenza. “Non c’è chiarezza su un principio fondamentale: il digitale è un mezzo e non un fine” spiega Scaglioni “La persona non viene sostituita dalla macchina. Stiamo andando verso un ecosistema digitale sostenibile. Per la piena realizzazione della persona bisogna saper fare e saper essere. Con tutti gli investimenti da PNRR arriva di tutto entra tanta tecnologia nella scuola e non siamo adeguatamente preparati al cambiamento”. Si rischia in questo modo che la tecnologia a disposizione non entri nella pratica didattica, per resistenze ideologiche e fisiologiche, per diffidenza verso qualcosa che non si conosce. Da qui l’importanza della formazione. La scuola deve essere ruolo di incontro e dialogo ma che sappia anche offrire strumenti per le sfide del futuro.
A questo proposito Occhipinti, che è anche presidente del Master universitario di II livello in “Nuove tecnologie per la comunicazione, il Cultural Management”, ha scritto il libro In difesa della scuola contro i rivoluzionari del digitale in cui non si schiera contro l’utilizzo delle nuove tecnologie, di cui anzi è sostenitore, ma contro la pretesa “antiumanistica” di accantonare l’umanesimo in nome di un presunto nuovo umanesimo digitale.
Ritrovare il piacere del contatto e dell’esperienza fisica e visiva, senza lasciarsi trascinare nella dematerializzazione e la decontestualizzazione.
In questo l’arte a 360° può essere il percorso e il mezzo per unire le due modalità.
Infatti Clara Rech, presidente ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte) insiste sul concetto di “relazione” e “inclusione”. Definisce il convegno “trasversale”, perché unisce 3 fattori: la creazione, la cooperazione e la comunicazione nel segno dell’arte. “Insegnare è dinamismo” dice Rech “cultura in cui le impressioni sovrastano le esperienze”.
Chiude l’introduzione Paola Cardarelli, dirigente scolastico del Liceo Marco Tullio Cicerone di Frascati. Che ammonisce “Il mondo digitale ci mette in connessione, ci dà legami, ma non relazione: se manca la relazione non c’è apprendimento”. La tecnologia e il digitale unite all’arte possono essere il mezzo con cui implementare alcune metodologie per apprendere dei contenuti anche non direttamente storico-artistici.
Il convegno è stato composto da tre panel: “Percorsi tra arte e creatività”, “Percorsi tra psicologia, pedagogia e neuroscienze”, “Metodologie”.
Numerosi relatrici e relatori si sono alternati nel convegno, tra cui molti del nostro Ateneo (tre loro Carlotta Sylos Calò, Eloïse Longo, Arnaldo Colasanti, Alberto Jori, Angela Savino, Ottavio De Clemente, Barbara D’Ambrosio, Simonetta Baroni) i quali hanno illustrato e analizzato da vari punti di vista vantaggi e svantaggi delle nuove tecnologie, applicazioni e presupposti da tenere bene a mente per sfruttare il meglio dell’intelligenza artificiale.
Da citare anche l’intervento di Lamberto Maffei, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa e vicepresidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Citando Nelson Mandela ha sottolineato come sia importante che la scuola abbia come oggetto l’insegnante e non la classe dirigente, poiché se i docenti seguissero la classe dirigente che tipo di insegnanti sarebbero? Insegnerebbero solo quello che viene loro detto. Secondo Maffei l’umanesimo non può essere ridotto a tecnologia. “Un tempo” ha detto “scienza e tecnica erano ben distinte. Ora c'è solo la tecnica, la scienza si limita a seguirla. Lo strumento è diventato più importante, perché si vende. E La cosa importante dello strumento moderno è la velocità. Mentre il pensiero è una cosa lenta”. Ha concluso il suo intervento ricordando quanto la scuola dell’infanzia sia importante nella formazione della persona e come sia importante non perdere il gesto grafico.
Dopo la pausa pranzo sono stati allestiti degli “Spazi esperienza” in alcune aule della Macroarea o anche in spazi aperti o atrii: workshop e dibattiti per fare esperienza pratica e dal vivo degli argomenti trattati nel convegno.
Per approfondire: https://linktr.ee/insiemeinsintonia