Presentati a Napoli tra il 21-22 giugno i risultati e le prospettive per il futuro del progetto Mnesys, il più ampio programma di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia, attraverso il Primo forum nazionale di neuroscienze.
L’Italia all’avanguardia in Europa nello studio delle neuroscienze: dalla creazione di avatar digitali del cervello umano per studiare la risposta a farmaci e malattie, allo sviluppo di nuovi biomarcatori per la diagnosi precoce, fino all’identificazione di nuovi bersagli cellulari e molecolari per approcci farmacologici innovativi. Questi gli obiettivi di Mnesys, un Cern italiano della ricerca sul cervello, finanziato dal Pnrr con uno stanziamento di 115 milioni di euro a supporto di oltre 200 progetti che coinvolgono 500 scienziati provenienti da 25 fra atenei pubblici e privati, enti di ricerca e imprese, per la prima volta insieme per migliorare la conoscenza del cervello e il suo funzionamento, sia in condizioni normali che patologiche.
Su Il Sole 24 ore la ricerca dell’università di Roma Tor Vergata
In questo contesto si colloca la ricerca Re-emergence of T lymphocyte-mediated synaptopathy in progressive multiple sclerosis, accettata recentemente per la pubblicazione su Frontiers in Immunology, condotta dall’Università di Roma Tor Vergata, che riguarda il ruolo dei linfociti T, cellule immunitarie fondamentali, nell’induzione della sclerosi multipla, come testimoniato dall’inserto sulla sanità de Il Sole 24 Ore. Si parla di una malattia autoimmune neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce circa 2,8 milioni di persone nel mondo, di cui quasi 130.000 solo in Italia. “Lo studio conferma che l’aggravamento della malattia, da una fase lieve con periodi di remissione a una fase cronica progressiva, è accompagnata da una alterazione funzionale dei neuroni a livello delle sinapsi, dove si verificano i contatti tra i neuroni e avviene la trasmissione dell’impulso nervoso, provocata proprio dalle cellule immunitarie – chiarisce al quotidiano Diego Centonze, ordinario di Neurologia presso l’Università di Roma Tor Vergata e direttore dell’Unità operativa complessa di Neurologia del PTV e della Stroke Unit presso l’Irccs Neuromed di Pozzilli (IS). “Siamo inoltre riusciti a evidenziare come questa alterazione venga attenuata dal trattamento con Siponimid, un farmaco già attualmente in uso in pazienti con sclerosi multipla, enfatizzando quindi il ruolo dei meccanismi immuni nell’induzione del deficit cognitivo nelle malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative. Siponimid intrappola i linfociti negli organi linfoidi e impedisce quindi la loro entrata nel sistema nervoso dove provocherebbero danno, incluso quello alle sinapsi”.
La struttura del progetto Mnesys
Mnesys sta per “A multiscale integrated approach to the study of the nervous system in health and disease” ed è strutturato in sette macro-progetti (Spoke) a cui contribuiscono ricercatori di diversi enti, circa 70 per Spoke, ciascuno dei quali dedicato a specifiche tematiche che possono rappresentare una particolare funzione del cervello: dal neurosviluppo alla cognitività, oppure un processo patologico comune a diverse malattie come la neurodegenerazione. Ciascuno Spoke, coordinato da una università, è articolato in circa 30 progetti di ricerca, che coinvolgono di volta in volta alcuni degli istituti scientifici, università e imprese partecipanti al progetto.