“Abbiamo realizzato un progetto di ricerca finanziato dal ministero della Salute presso
la Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica dell'Università di Roma Tor Vergata con lo scopo di verificare l'efficacia di una dieta mediterranea, confrontando prodotti di qualità biologica e prodotti convenzionali”. Così dichiara Laura Di Renzo, direttrice della Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica e associata al dipartimento Biomedicina e Prevenzione, riguardo la ricerca che ha messo per la prima volta a confronto due versioni della dieta mediterranea: una basata su alimenti biologici certificati, detta IMOD (Italian Mediterranean Organic Diet), in confronto a una equivalente ma con prodotti convenzionali (IMNOD)”.
Lo studio, la cui fase conclusiva è stata pubblicata sulla rivista scientifica Microorganisms, dimostra come la prima sia più efficace per la salute, anche a parità di nutrienti. I risultati sono stati divulgati martedì 16 settembre, a Roma, all'interno della campagna “Il Bio Dentro di Noi”, promossa da FederBio, AssoBio e Consorzio il Biologico.
“L'effetto potenziato della dieta mediterranea con prodotti biologici – prosegue Di Renzo - può essere attribuito alla maggiore qualità nutrizionale e all'assenza di residui di pesticidi e additivi sintetici tipica degli alimenti biologici, fattori che favoriscono una maggiore diversità microbica e una riduzione dello stato infiammatorio sistemico. Integrare alimenti biologici all'interno di una dieta mediterranea è inoltre associato anche a una più elevata capacità antiossidante plasmatica e a un maggior contenuto di composti fitochimici bioattivi”.
“Alla fine – conclude - è risultato evidente come cambia l'equilibrio delle specie batteriche in noi, regolando i processi infiammatori e di stress ossidativo. Avendo anche la capacità di modulare il metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Mangiando bene facciamo prevenzione”.
A presentare questi risultati presso la libreria Spazio Sette assieme alla professoressa Di Renzo, presenti il sottosegretario di Stato al MASAF Luigi D'Eramo, la presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini, la presidente di Assobio Nicoletta Maffini, la direttrice del Consorzio Il Biologico Alessia Ferrucci Morandi e la vicepresidente della Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati Luana Zanella e Fabio Brescacin, presidente NaturaSì.
“Si tratta di risultati importanti che confermano il valore della scelta biologica nell'alimentazione quotidiana”, conferma Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. “Se da tempo la scienza ha mostrato il ruolo dell'agricoltura biologica per la biodiversità, la fertilità del suolo e il contrasto alla crisi climatica, oggi la ricerca dell'Università di Tor Vergata, sostenuta dal Ministero della Salute, dimostra che il biologico fa bene anche alla salute delle persone”.
La ricerca è stata condotta su 39 adulti sani (27 donne e 12 uomini, età media 38,5 anni), divisi in tre gruppi: uno ha seguito una dieta libera, uno una dieta mediterranea con alimenti convenzionali e uno una dieta mediterranea con alimenti biologici certificati. Quattro settimane di dieta mediterranea biologica sono risultati sufficienti per modificare in modo misurabile la composizione del microbiota intestinale e aumentare l'abbondanza di batteri considerati benefici, con miglioramenti antiinfiammatori, antiossidanti e immunomodulanti.
Principali evidenze emerse dallo studio sono che la dieta mediterranea (sia biologica che convenzionale) arricchisce batteri produttori di acidi grassi a catena corta (SCFA), fondamentali per l'integrità dell'intestino e la regolazione dell'infiammazione. La versione biologica (IMOD) mostra, in più, un aumento specifico di due batteri, il Parabacteroides distasonis e l'Anaerostipes hadrus: entrambi legati ad azioni protettive sul metabolismo e la barriera intestinale. Lo studio ha rivelato inoltre differenze significative legate al sesso biologico: sesso e dieta insieme spiegano il 12,15% della variabilità del microbiota, indicando risposte microbiche diversificate. Nelle donne è emerso un arricchimento di specie note per gli effetti antinfiammatori e la protezione della mucosa intestinale. Negli uomini, invece, prevalevano altri profili metabolici, specie associati alla stabilità della flora intestinale e alla fermentazione di carboidrati complessi, con potenziali implicazioni immuno-metaboliche.
a cura dell'Ufficio Stampa de Il Bio Dentro di Noi e dell'Ufficio Stampa di Ateneo