Nel 1996 il giornalista e scrittore Daniele Scalise pubblica il saggio Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa testo da cui il regista Bellocchio prende spunto per il film Rapito uscito lo scorso anno.
Sempre nel 2023 l’autore pubblica Un posto sotto questo cielo (Longanesi), ancora dedicato al caso Mortara, ma stavolta articolato in forma di romanzo.
CeRSE il Centro romano studi sull’Ebraismo del nostro Ateneo insieme ai corsi di laurea di Musica e spettacolo, Scienze della Comunicazione, Scienze della storia e del documento hanno presentato nei giorni scorsi, all'interno del ciclo di seminari Dalla storia al grande schermo, Il caso Mortara tra storia, letteratura e cinema. Nell’aula Cinema della macroarea di Lettere e Filosofia, sono stati organizzati la visione del film (in collaborazione con Kavac Film) e gli incontri con lo scrittore Daniele Scalise e con il regista Marco Bellocchio.
Dopo l'introduzione animata dai professori Luca Mazzei (Storia del Cinema) e Tommaso Caliò (Storia della Chiesa e del Cristianesimo), nella giornata del 10 aprile, le studentesse e gli studenti hanno incontrato Marco Bellocchio, che si è soffermato con generosità e dovizia di particolari sui vari temi sollevati.
Tra le prime questioni emerse, quella riguardante la tematica del rapimento, connessa al precedente Esterno notte e vicina a altre opere di Bellocchio. La questione, secondo il regista, è stata ovviamente affrontata in termini storici, ma la rievocazione è stata anche occasione per tornare a riflettere su temi ben presenti nella sua filmografia, come la famiglia, l’educazione, la relazione tra padri e figli.
Del resto diversi studenti hanno sollevato lo stesso tema famigliare, che attraversa carsico molti film di Bellocchio. Più specifico il discorso relativo alla musica, al suo uso nel film, e l’impiego ugualmente specifico di fonti archivistiche, fondamentali alla buona riuscita dell’opera.
Altrettanto presente nel dibattito il piano della contemporaneità, per cui il film è stato spesso portato, dai presenti e da Bellocchio stesso, in contatto con alcune delle ultime cronache politiche e religiose. Non sono comunque mancate domande e curiosità più tecniche o specifiche: il lavoro sul set con attori di tenera età, la gestione degli effetti visivi, l’uso ricorrente di riferimenti pittorici e/o compositivi precedenti.
Anche l’esperienza del regista come allievo al Centro Sperimentale di Cinematografia, o la sua relazione con la critica cinematografica, sono state parti del discorso, per cui si è spaziato tra piano biografico e artistico, culturale e aneddotico.
La storia di Edgardo Mortara
Bologna 1858. Il bambino ebreo Edgardo Mortara viene sottratto alla famiglia dalla polizia pontificia e portato alla Casa dei Catecumeni di Roma. Il rapimento, che suscitò scalpore nell’opinione pubblica di tutta Europa, trovava il suo fondamento giuridico in una prescrizione del diritto canonico secondo la quale un fanciullo battezzato di nascosto alla famiglia era da considerarsi cristiano e pertanto doveva ricevere un’educazione cattolica. Nonostante i tentativi della famiglia di riavere il bambino, Edgardo crebbe a Roma sotto lo sguardo di Pio IX, che ne fece una bandiera della sua battaglia intransigente. Mortara, che vestì l’abito dei Canonici regolari lateranensi, rimase fedele alla figura di Pio IX anche dopo la caduta del potere temporale.