Una ricerca italiana, condotta da esperti dell'università di Roma Tor Vergata e coordinata da Corrado Di Natale, ordinario di Elettronica presso il dipartimento di Ingegneria elettronica e direttore del centro Interdipartimentale per la volatolomica “A. D'Amico” e del gruppo sensori, Roberto Paolesse, direttore del dipartimento di Scienze e tecnologie chimiche, Sergio Bernardini, ordinario di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica e Annalisa Noce, associata di Nefrologia, è stata pubblicata sulla rivista ACS Sensors, ed è stata selezionato da ACS come Editor's Choice. Lo studio riguarda lo sviluppo di un sensore integrato nelle mascherine facciali per la diagnosi delle malattie renali croniche.
Secondo il Sole 24 ore, che ha scritto un articolo al riguardo, in futuro, forse, sarà possibile pensare a uno screening mirato utilizzando a una semplice mascherina, opportunamente ingegnerizzata, in cui viene integrato un sensore in grado di rilevare i metaboliti volatili (come ammoniaca, etanolo, propanolo e acetone) presenti nell'espirato, associati alla patologia.
Commenta così Di Natale “Lo studio appena pubblicato descrive lo sviluppo di sensori di gas stampati su plastica, idonei all'integrazione nelle mascherine facciali. I sensori impiegati rappresentano l'ultima evoluzione di quelli che il nostro gruppo di ricerca produce e utilizza da anni per la rilevazione di composti volatili esalati dal corpo umano e correlati a diverse patologie. I sensori sono stati progettati per massimizzare la sensibilità nei confronti di composti tipici dell'alito di pazienti affetti da malattie renali. I test sono stati condotti presso il Policlinico Tor Vergata con la supervisione medica dei Professori Bernardini e Noce. La procedura di misura è semplice e non invasiva: il paziente indossata la mascherina deve compiere due brevi cicli di respirazione profonda. Dai segnali dei sensori, elaborati con tecniche di machine learning, si determina la presenza della malattia e con un grado di precisione ancora da valutare, se ne identifica lo stadio”.
Sottolinea ancora il Sole 24 ore come le mascherine “intelligenti” siano poi state testate su 100 persone. Per la metà circa si trattava di persone con diagnosi di malattia renale cronica, gli altri facevano parte del gruppo di controllo sano. I sensori hanno rilevato diverse sostanze nel respiro dei partecipanti e l'analisi statistica dei dati ha rivelato un chiaro schema che distingueva i partecipanti con patologia rispetto a quelli della coorte di controllo. Risultati: il sensore ha permesso di identificare correttamente un paziente affetto da malattia renale cronica nell'84% dei casi e l'assenza della patologia nell'88% dei casi.
“I risultati ottenuti in precedenza - conclude Di Natale - ci suggeriscono che, attraverso un'adeguata espansione del numero di sensori, queste mascherine facciali potrebbero essere utilizzate per la diagnosi di uno spettro più ampio di malattie e condizioni patologiche. Inoltre i sensori sono adatti ad essere implementati nei tessuti degli abiti ad esempio per il monitoraggio di composti chimici rilasciati attraverso la pelle”.
a cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo