Il dott. Marco Favaro lavora da molti anni per il nostro Ateneo come tecnico di laboratorio nel Dipartimento di Medicina Sperimentale, ma prima di intraprendere la carriera universitaria aveva nel suo bagaglio un passato nel settore privato come chimico presso industrie farmaceutiche.
Dopo un iniziale periodo di lavoro presso il laboratorio di Biologia, si trasferisce alla Facoltà di Medicina e da questo momento l'attività lavorativa assume una dimensione più orientata alla ricerca clinica. Con l'inaugurazione del Policlinico universitario nel 2001, il dott. Favaro trova terreno fertile per approfondire le sue ricerche innovative sull'applicazione della biologia molecolare nella tipizzazione dei batteri. Da questo momento si apre un percorso innovativo che gli consentirà di sfruttare appieno le sue potenzialità e che lo porterà a brevettare le sue idee e, addirittura, a valorizzare queste idee in termini economici.
Il campo di ricerca comprende in generale l'uso delle tecniche di biologia molecolare nella caratterizzazione dei batteri responsabili di infezioni del corpo umano. Con particolare riguardo alla ricerca di geni correlati con la resistenza verso gli antibiotici e/o alla produzione da parte dei batteri di tossine che possono aggravare l'infezione.
Durante la sua carriera di ricercatore ha collaborato con molte aziende farmaceutiche tra le cui Eurospital, Nuclear Laser Medicine, BD, Adaltis, Elettrobiochimica. alcuni di queste hanno acquisito in licenza brevetti e Know how.
Quando è entrato in contatto con l'Ufficio di Trasferimento Tecnologico? Di quale supporto aveva necessità e quali servizi le sono stati proposti riguardo alla valorizzazione dei risultati della ricerca?
Il primo contatto con l'Ufficio di Trasferimento Tecnologico di Ateneo è avvenuto nel momento in cui, portando avanti una collaborazione scientifica con un'azienda, ci siamo ritrovati a dover gestire da un punto di vista giuridico i termini di questa collaborazione. Non sapendo granché della materia, abbiamo cominciato a chiedere fra i nostri colleghi chi potessimo contattare per mettere mano ad un potenziale brevetto e relativo accordo con i nostri partner scientifici e ci hanno indirizzato verso l'Ufficio.
Parlando con l'avv. Pastore ed esponendole la situazione, ci siamo resi conto che proprio per la nostra scarsa conoscenza delle regole di brevettazione avevamo già rese pubbliche le informazioni riguardanti l'innovazione tramite una pubblicazione e non potevamo più fare domanda di brevetto. Purtroppo questo è un errore molto frequente tra i ricercatori: diffondere il contenuto, potenzialmente brevettabile, attraverso pubblicazioni e rendersi conto solo dopo che non è più possibile brevettare. Da questa svista da principianti, abbiamo poi imparato a procedere secondo gli step giusti ed, anzi, a muoverci anche abilmente nel rapporto con le società.
Da questo momento in poi ci siamo affidati alle indicazioni dell'Ufficio e abbiamo iniziato un percorso, ormai annuale, di tutela brevettuale, supporto nella valutazione del potenziale di mercato dei risultati della ricerca e supporto tecnico nella definizione dei contratti di valorizzazione e sfruttamento della proprietà intellettuale.
Come si è sviluppata la collaborazione con le Società che hanno utilizzato le vostre scoperte?
In realtà, è proprio il lavoro che svolgiamo che ci porta a collaborare con le aziende, considerato che siamo inseriti in un complesso ospedaliero anche piuttosto grande come il Policlinico. Da questi contatti sono nati contratti di licenza e conto terzi, con i quali siamo stati in grado di autofinanziare le nostre ricerche. Ovviamente non tutte le esperienze sono andate a buon fine, spesso capita di portare avanti delle negoziazioni per contratti di collaborazione o ricerca senza necessariamente arrivare ad un risultato tangibile. L l'Ufficio di Trasferimento Tecnologico di Ateneo è sempre stato presente ed ha sempre cercato di gestire i rapporti formali con i referenti delle aziende e senza il loro supporto sarebbe stato molto complesso arrivare a un accordo o comunque a negoziarne le condizioni.
Tra le esperienze positive che sono andate avanti, c'è quella con una società con cui abbiamo siglato un accordo di licenza in esclusiva. A seguito della pubblicazione sul sito di Ateneo di un avviso pubblico per acquisire manifestazioni di interesse da parte di soggetti privati/pubblici ad avviare trattative commerciali di brevetti di proprietà dell'Università, una società italiana del settore della diagnostica di laboratorio (Elettrobiochimica Srl) ha presentato domanda nei confronti di due nostri brevetti: Rilevazione di enterobatteri produttori di carbapenemasi in campioni biologici” e “Metodo di identificazione di enterobatteri resistenti agli antibiotici beta lattamici e relativo kit “.
La trattativa per la negoziazione dell‘accordo di licenza sui brevetti è durata mesi e si è conclusa con la definizione di un accordo di licenza in esclusiva, per cui la società licenziataria (Elettrobiochimica Srl) ha riconosciuto all'Università dei corrispettivi economici fissi e delle royalties periodiche, facendosi anche carico delle spese di mantenimento del brevetto.
Ma la storia non finisce qui. A seguito della negoziazione del contratto di licenza, la Società ha manifestato interesse nell'affidare allo stesso Dipartimento una commessa per uno studio di ricerca specifico strettamente collegata alle due invenzioni di cui avevano acquisito la licenza (Un metodo per l'identificazione molecolare di microorganismi responsabili di infezioni del torrente circolatorio).
A questo studio è quindi seguita la stipula di un contratto conto terzi tra il Dipartimento e la Società, sempre gestito dall' l'Ufficio di Trasferimento Tecnologico di Ateneo – Rip. Brevetti & Licensing.
Ci sono stati altri contratti (licenza, conto terzi, consulenza e ricerca)?
Durante i momenti più critici della pandemia di COVID-19, il nostro gruppo di ricerca ha affrontato una sfida notevole. L'elevata domanda globale di test diagnostici aveva reso difficoltoso reperire i materiali necessari per la produzione di kit in grado di identificare la presenza del virus.
In risposta a questa emergenza, abbiamo sviluppato un nuovo strumento diagnostico, il MOLgen-COVID-19, un kit basato sulla tecnologia Real Time RT-PCR, progettato per essere distribuito in grandi quantità e utilizzabile in qualsiasi laboratorio microbiologico.
Grazie alla collaborazione con Adaltis Srl, una società internazionale di dispositivi medico-diagnostici in vitro con sede a Roma, il kit è stato prodotto su vasta scala e distribuito in tutto il mondo.
Anche in questo caso siamo ricorsi all'assistenza dell'Ufficio di Trasferimento Tecnologico per concordare con l'azienda il conto terzi al cui termine ci hanno riconosciuto revenues sulla produzione in quanto nella redazione del conto terzi avendo avuto l'assistenza dell'Ufficio abbiamo negoziato l'inserimento di una eventuale royalties del 4% sul fatturato legato ai risultato di ricerca anche se non brevettati.
Ci sono stati problemi o controversie nel rapporto con le aziende?
Siamo stati spesso coinvolti in trattative con altre Società con cui poi non si è concluso nessun tipo di contratto o rapporto. Non è sempre facile trovare una comunione di interessi e riuscire a mantenere l'equilibrio tra esigenze accademiche e realtà commerciali. Ma fa parte del gioco e sono state esperienze utili per poter negoziare contratti e collaborazioni successive.
Un aspetto da sottolineare del rapporto con le aziende è la commissione di studi di ricerca. Gli studi che ci sono stati commissionati hanno sempre rappresentato uno sviluppo o un approfondimento delle nostre ricerche. Soprattutto si sono rivelati utili, oltre che a livello scientifico, anche per il finanziamento economico che ne è derivato, permettendoci di sfruttare i contratti di conto terzi per le nostre ricerche e per finanziare nuovo personale.
Vista la Sua esperienza, ritiene che le Università dovrebbero puntare sulle competenze professionali dedicate alla valorizzazione dei risultati della ricerca scientifica?
Sì, senza ombra di dubbio. Questo tipo di lavoro merita davvero un riconoscimento e per noi ricercatori può fare davvero la differenza. Da un certo punto di vista sono il ponte tra il nostro lavoro e il mondo esterno. Gestire una negoziazione con una Società, trovare l'equilibrio tra esigenze scientifiche e realtà economiche, costruire contratti che tutelino tutti gli attori coinvolti è una competenza cruciale di cui noi sappiamo poco. Come è successo a me ed al mio gruppo di ricerca, spesso ci proteggono da rischi contrattuali, garantendo che il nostro lavoro sia valorizzato nel pieno rispetto delle regole e degli interessi dell'Università. Per questo, vorrei che il loro impegno fosse più visibile e riconosciuto.
Nel nostro piccolo stiamo informando i nostri colleghi circa la presenza dell'Ufficio – di cui sanno ovviamente l'esistenza – ma di cui magari non conoscono i servizi ed il supporto che sono in grado di dare. Un sincero grazie, il vostro lavoro non passa inosservato!
Per saperne di più: CONTRATTO DI LICENZA
https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/brevetti/vita-di-un-brevetto/sfruttare-un-brevetto/2-non-categorizzato/2036031-concedere-in-licenza-un-brevetto