Un nuovo modello matematico sviluppato a Tor Vergata interpreta la scomparsa dei Neanderthal come il risultato di un'integrazione genetica prolungata con Homo sapiens.
Uno studio pubblicato su Scientific Reports le scorse settimane ribalta una delle domande più affascinanti dell'evoluzione umana: perché i Neanderthal sono scomparsi? La risposta, secondo un modello matematico sviluppato da un team internazionale guidato da Andrea Amadei, del Dipartimento di Scienze e tecnologie chimiche dell'università di Roma Tor Vergata, potrebbe essere molto più semplice di quanto abbiamo immaginato: i Neanderthal non sarebbero del tutto scomparsi, ma “assorbiti” geneticamente da Homo sapiens. Per decenni, il dibattito scientifico ha oscillato tra ipotesi radicalmente diverse: cali demografici improvvisi, mutamenti climatici, competizione oppure parziale assimilazione.
Questa nuova ricerca, che vede il contributo di Giulia Lin, dell'Istituto svizzero di scienze e tecnologie acquatiche, e di Simone Fattorini, dell'università dell'Aquila, propone una chiave di lettura basata su un processo evolutivo di lungo periodo, guidato da piccoli flussi migratori ripetuti nel tempo, attraverso cui il patrimonio genetico di una popolazione più numerosa avrebbe progressivamente sopravanzato quello dell'altra.
Secondo il modello, continue ma modeste immigrazioni di Homo sapiens in territori abitati dai Neanderthal – protrattesi per 10.000–30.000 anni – avrebbero prodotto un rimescolamento genetico progressivo, sufficiente da solo a spiegare la quasi completa sostituzione del loro patrimonio genetico. Non servono vantaggi evolutivi schiaccianti, né estinzioni improvvise: basta il tempo.
“Il nostro modello – spiega Andrea Amadei – mostra che un flusso genetico costante da una popolazione più ampia può aver determinato l'assorbimento dei Neanderthal nel pool genetico di Homo sapiens, senza invocare scenari catastrofici. Questo processo è pienamente compatibile con ciò che sappiamo dalle evidenze archeologiche e genetiche. Sebbene anche altri fattori possono aver contribuito al declino dei Neanderthal, questo modello mette in evidenza che il mescolamento genetico e la conseguente diluizione dei geni possano essere un possibile meccanismo chiave della loro scomparsa”.
Le ricerche di paleogenetica degli ultimi anni hanno documentato infatti numerosi episodi di ibridazione e introgressione tra le due specie: un intreccio ripetuto, fatto di incontri, scambi e convivenze, che ha lasciato una traccia ancora visibile. La presenza di DNA neanderthaliano nelle popolazioni moderne dell'Eurasia conferma questa eredità profonda.
Lo studio suggerisce quindi che la fine dei Neanderthal potrebbe non essere stata una scomparsa, ma una trasformazione: una graduale integrazione genetica nella specie che avrebbe poi popolato il pianeta. Un'eredità che, silenziosamente, continua a vivere dentro ciascuno di noi.
a cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo