Rilevata una straordinaria esplosione a raggi X nell'Universo profondo. La scoperta riguarda un brillante lampo di raggi X osservato a tre mesi dal suo lancio da Einstein Probe, innovativo satellite nato da una collaborazione tra Cina e Europa e che osserva per la prima volta il cielo utilizzando la tecnologia del Lobster-Eye (letteralmente occhio di aragosta), consentendo di radiografare in X grandi porzioni di cielo.
Protagonista di questa scoperta il dipartimento di Fisica dell'Università di Roma Tor Vergata con Roberto Ricci ed Eleonora Troja. Il gruppo della prof.ssa Troja è infatti parte della missione Einstein Probe e ha partecipato alla scoperta e allo studio di questo evento (chiamato EP240315a), generato dall'esplosione di una stella gigante agli albori dell'Universo. “A differenza di tutti gli studi precedenti su questo tipo di esplosioni ha commentato Roberto Ricci - che erano basati principalmente sulla rivelazione della radiazione gamma come un gamma-ray burst (GRB), in questo caso abbiamo usato la radiazione X e abbiamo trovato che la radiazione X dura ben più a lungo di quella gamma (1000 s contro 40 s, ovvero oltre un quarto d'ora rispetto a poche decine di secondi)), fornendoci un nuovo strumento per scoprire le esplosioni delle prime stelle formate nel nostro Universo”. Questa scoperta è oggetto dell'articolo pubblicato sull'ultimo numero di Nature Astronomy, con co-autori Troja e Ricci (Liu et al. 2025).
Ma non finisce qui. In aggiunta, il contributo importante dei ricercatori di Roma Tor Vergata, con la partecipazione di Muskan Yadav studentessa del dottorato di ricerca in Astronomy, Astrophysics e Space Science, in questi studi ai raggi X è stato quello di guidare una campagna osservativa lunga oltre tre mesi utilizzando il radiotelescopio Australia Telescope Compact Array. I dati derivanti da questa campagna hanno portato a evidenziare che l'esplosione EP240315a aveva generato un sottile ma potente fascio di energia diretto proprio nella “nostra” direzione. Sempre Roberto Ricci, “I nostri dati hanno permesso di studiare le proprietà di questo fascio di energia e compararle con quelli osservati nei GRBs, dimostrando che sono molto simili”. “Il nostro studio ci ha fatto capire che molti di questi misteriosi lampi X (ma non tutti) non sono altro che lampi gamma sotto mentite spoglie”. Lo studio è descritto nell'articolo pubblicato su Astrophysical Journal Letters, di cui Roberto Ricci è primo autore.
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A cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo