Bisogna resistere. In primis alle radiazioni. Il futuro dell'esplorazione spaziale e della colonizzazione di Luna e Marte necessariamente passa per una serie di scoperte e ausili per combattere i raggi cosmici che, fuori dall'atmosfera e dal campo magnetico terrestri, colpiscono il corpo umano e non solo. Un problema che già interessa gli astronauti e gli esperimenti presenti a bordo della ISS la Stazione Spaziale Internazionale, ma che ancora di più riguarderà gli esploratori che si allontaneranno dalla bassa orbita terrestre.
Stiamo parlando di radiazioni di particelle ad alta energia estremamente dannose per la vita: riuscire con successo a colonizzare la Luna – e poi, forse, Marte – dipenderà anche da quanto riusciremo a limitare i danni dovuti alle radiazioni.
Ha preso il via nelle scorse settimane il progetto BIOMIRATE (Sistemi BIOrigenerativi: MItigazione del rischio da RAdiazioni mediante TEcnologie molecolari) nato da una stretta collaborazione tra il dipartimento di Biologia dell'università di Roma Tor Vergata, ENEA e la Fondazione Edmund Mach, e finanziato da ASI, che intende sviluppare contromisure per ‘mitigare i danni da radiazione a supporto dell'esplorazione umana oltre la bassa orbita terrestre'. Il progetto è coordinato da Daniela Billi, docente di Astrobiologia del dipartimento di Biologia e componente del centro di ricerca Space Sustenability Center dell'Ateneo, e ha come obiettivo quello di contribuire allo studio e allo sviluppo di sistemi biorigenerativi a supporto di futuri avamposti umani extraterrestri.
“La presenza dell'uomo oltre la Stazione Spaziale Intenzionale è subordinata allo sviluppo di tecnologie che rendano queste missioni sostenibili ed indipendenti dai rifornimenti da Terra – spiega Daniela Billi- in questo ambito un ruolo chiave è svolto da sistemi biologici per la produzione di cibo, rigenerazione di acqua e aria e riciclo del materiale di scarto prodotto dall'equipaggio”. “Siamo studiando organismi capaci di fotosintesi ossigenica, (ovvero capaci di liberare ossigeno a valle del processo di fotosintesi, ndr) come cianobatteri e piante di particolare interesse in questo ambito. Tuttavia, l'ambiente spaziale per la presenza di gravità alterata e radiazioni ionizzanti è ostile non solamente all'astronauta, ma anche agli organismi parte dei sistemi biorigenerativi”.
Capire come microorganismi radioresistenti combattono le radiazioni può rappresentare un utile strumento per sostenere i viaggi planetari. Le ricerche di BIOMIRATE puntano ad aumentare la radioresistenza delle componenti biologiche dei ‘sistemi biorigenerativi' potenziandone il sistema antiossidante, limitando quindi i danni che le radiazioni inducono attraverso lo stress ossidativo. In particolare verrà indagata la radioresistenza di cianobatteri estremofili, già protagonisti di tante sperimentazioni ‘estreme' appunto, focalizzando sui meccanismi di protezione del DNA contro lo stress ossidativo. Il trasferimento di una tale capacità sottende all'ottenimento di vegetali biofortificati in grado di contrastare gli effetti delle radiazioni, e quindi, di più facile uso nei sistemi biorigenerativi in futuri avamposti lunari. Inoltre, la lattuga verrà utilizzata come sistema modello per realizzare un vegetale ricco di antiossidanti, cioè di un “superfood” con capacità benefiche sulla salute degli astronauti.
A cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo