Un evento che si pone come uno spazio di innovazione per promuovere la collaborazione, lo scambio di conoscenze e l'azione trasformativa nell'agricoltura digitale.
Questo è Reboot the Earth – Rome, l'hackathon che dal 13 al 14 ottobre 2025 presso la sede centrale della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura) a Roma - nell'ambito del Forum FAO per la Scienza e l'Innovazione (SIF 2025) - ha richiamato giovani talenti ed esperti per co-creare soluzioni open source basate sull'intelligenza artificiale per sistemi agroalimentari resilienti ai cambiamenti climatici. Tra i pitchers, studenti di Roma Tor Vergata, protagonisti del progetto CropConnect.
Il team internazionale di ateneo, molto attivo in ateneo anche attraverso il programma Student Ambassador che vede la supervisione della prof.ssa Bianca Sulpasso (delegata del rettore all'Internazionalizzazione), è composto da Farida Mafibalani (Iran), Duru Balci (Turchia), studentesse di Engineering Sciences – ICT and Internet Engineering (dall'Iran), insieme a Aditya Ujjwal (India) e Gabriele Barila (Italia), studenti di Mechatronics Engineering della Macroarea di Ingegneria, hanno sviluppato un progetto dal nome CropConnect (connecting the unconnected), che si è classificato al terzo posto della competizione della FAO, superando università del calibro della UC Berkeley. All'idea ha collaborato anche Maria Vittoria Cesareo dell'università Bocconi di Milano.
CropConnect è una piattaforma di irrigazione smart che utilizza un sistema definito human-in-loop, un approccio in cui l'essere umano è coinvolto nel ciclo di addestramento e test degli algoritmi, mantenendo un ruolo centrale nei processi decisionali nell'ambito dell'intelligenza artificiale. Questo sistema innovativo mette a disposizione degli agricoltori informazioni sull'irrigazione e sul raccolto attraverso una interazione con un semplice cellulare, senza necessità di internet o di smartphone avanzati. Attraverso l'utilizzo di open data forniti dalla FAO e da risorse metereologiche, il sistema permette di fornire affidabili informazioni riguardo le condizioni del suolo, lo stato del raccolto e la gestione dell'acqua, usufruendo solo di strumenti di base di un dispositivo mobile. Si parla in questo caso di sistema USSD-based (Unstructured Supplementary Service Data), indicando un protocollo di comunicazione utilizzato dai telefoni cellulari per comunicare con i computer dell'operatore di rete mobile (LTE 4G/5G) per operazioni semplici e di base, appunto.
Il progetto è stato sviluppato durante le 48 ore di Hackathon, ispirato dalla missione della FAO di promuovere innovazione digitale per l'agricoltura sostenibile. Aditya e Gabriele si sono concentrati sulla struttura tecnica e sul modello dei dati, mentre Duru e Farida hanno lavorato sull'analisi dei dati, sulla progettazione dell'interfaccia e sulla presentazione. L'esperienza maturata all'università di Roma Tor Vergata – commentano i protagonisti del podio – ci ha fornito le basi tecniche e la mentalità collaborativa necessarie per combinare ingegneria, sostenibilità e usabilità in un'unica soluzione”.
La FAO, che il 16 ottobre 2025 festeggia gli 80 anni dalla sua fondazione, e l'Italia hanno un rapporto speciale: ospita infatti la sede della FAO dal 1951 ed è parte integrante della storia e della sua cultura, oltre a partecipare attivamente al lavoro dell'organizzazione e agli eventi che si svolgono a Roma. Non è un caso che l'Italia sia un partner fondamentale per l'obiettivo principale della FAO: ridurre la povertà e porre fine alla fame e alla malnutrizione in tutto il mondo. Per questo, da sempre, mette a disposizione dell'operato dell'ente le sue competenze e sostegno finanziario per rafforzare la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile, in particolare nelle regioni più fragili del pianeta. Tutto questo si riflette nel quadro di sviluppo ufficiale che l'Italia ha impostato nel corso degli anni.
a cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo