Un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Luigi Mazzone, docente del Dipartimento di Medicina dei sistemi di Roma Tor Vergata, direttore della Scuola di specializzazione in Neuropsichiatria infantile dell’università di Roma Tor Vergata e della U.O.S.D. di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Tor Vergata, ha dimostrato l’efficacia di uno specifico ceppo del batterio Lactobacillus reuteri, probiotico normalmente presente nel microbiota intestinale, per ridurre i sintomi psicosociali delle sindromi dello spettro autistico. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Cell Host & Microbe.
L’intestino è stato definito il "secondo cervello" e al suo interno si celano possibili nuove terapie per risolvere disturbi neurologici e psichiatrici. In particolare il microbiota intestinale, ossia l’insieme di batteri, funghi, virus e altri organismi che aiutano ad assimilare cibi complessi e forniscono una barriera fondamentale per proteggerci dalle infezioni.
La ricerca coordinata dal Policlinico Tor Vergata in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia Irccs, con il Baylor College of Medicine di Houston e con il dipartimento di Psichiatria dell’Università di Stanford, si è concentrata sulla relazione tra l’asse intestino cervello e i sintomi peculiari dell’autismo. Questi studi hanno evidenziato un’aumentata incidenza di disturbi gastrointestinali e di profili di microbiota differenti nei bambini con autismo rispetto a bambini neurotipici.
Il Disturbo dello Spettro Autistico, in Italia ha un’incidenza di 1 bambino su 77 tra i 7 e i 9 anni. Il gruppo di ricerca partendo da questi dati ha sperimentato, nel contesto di un trial clinico randomizzato a doppio cieco, controllato con placebo, l’efficacia di una specifica combinazione di ceppi probiotici somministrati attraverso un’integrazione dell’alimentazione.
Il trial clinico ha coinvolto 43 bambini tra i 4 e gli 8 anni e l’intero progetto, durato più di 3 anni, ha visto la collaborazione di istituti di ricerca europei e statunitensi.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che l’assunzione di una particolare combinazione di Lactobacillus reuteri (un prodotto contenente i ceppi ATCC-PTA-6475 e DSM-17938) migliora il funzionamento prosociale nei bambini con autismo che hanno partecipato allo studio.
“Il trial che abbiamo realizzato ha confermato che l’assunzione di terapie integrative con probiotici è un campo di ricerca molto promettente” – dichiara il professor Mazzone - “i pazienti che abbiamo coinvolto, pur non avendo un miglioramento dei sintomi generali hanno ottenuto degli evidenti benefici nel funzionamento sociale in particolare sulle abilità sociali adattive. Alla luce di quanto emerso dal nostro studio e in linea con quanto presente in letteratura, riteniamo utili studi più ampi, che permettano di approfondire gli effetti specifici di singoli ceppi sulla sintomatologia autistica”.
Per questo studio sono stati analizzati, con tecniche avanzate di ultima generazione il microbiota intestinale e il sistema immunitario, due componenti essenziali dell’asse intestino-cervello, ed è stato riscontrato che la supplementazione probiotica non altera il microbioma intestinale e il profilo immunitario dei bambini.
“Uno dei punti di forza del nostro studio”, conclude la dott.ssa Elisabetta Volpe direttrice del Laboratorio di Neuroimmunologia molecolare della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma “è la sua multidisciplinarietà che ci ha permesso di analizzare più mediatori della comunicazione intestino-cervello, come comportamento, microbiota e sistema immunitario, e ritengo che ulteriori studi in questa direzione ci permetteranno di individuare i fattori biologici associati alle disfunzioni comportamentali, utili per una migliore comprensione dell’autismo”.
Il lavoro dei ricercatori su modelli sperimentali ha inoltre dimostrato l’efficacia del singolo ceppo specifico di Lactobacillus reuteri (ATCC-PTA-6475).
Photo credits: Policlinico Tor Vergata