Lo scienziato e scrittore Amedeo Balbi - il suo ultimo premio letterario è del novembre scorso per il libro “Su un altro pianeta” - è autore di una recentissima pubblicazione su Nature Astronomy intitolata The oxygen bottleneck for technospheres.
Se in “Su un altro pianeta” la Terra sembrerebbe essere davvero l’unica nostra casa nell’Universo, niente impedisce di pensare a forme aliene nello spazio, continuando a teorizzare a modi e metodi di rilevamento di forme di vita nell’universo. Uno sguardo verso l’alto che lo stesso prof Balbi, associato di Astronomia e Astrofisica del dipartimento di Fisica a Roma Tor Vergata, continua a puntare fuori dalla Terra. Nella sua ricerca condotta con Adam Frank, astrofisico della statunitense università di Rochester, è evidenziata la relazione che c’è tra l’ossigeno presente nell’atmosfera di un pianeta e quello che può essere considerato un passo in più oltre lo sviluppo della vita, ovvero lo sviluppo della tecnologia.
Dal momento che sulla Terra l’ossigeno è essenziale (a prescindere dagli organismi anaerobi) per la respirazione e il metabolismo degli organismi multicellulari, la presenza di questo elemento potrebbe essere cruciale per lo sviluppo di una biosfera complessa su altri pianeti. Secondo gli autori, la vita stessa tramite la fotosintesi ha contribuito a creare un’atmosfera ricca di ossigeno, questo è stato ed è considerato come firma della vita. Ma il “collo di bottiglia dell’ossigeno” citato nel titolo della pubblicazione è il livello cruciale di ossigeno per lo sviluppo di tecnologia.
La nascita della tecnologia è legata, un po’ come mitologicamente lo fu a Prometeo, all’utilizzo del fuoco. Il livello di ossigeno che permette la combustione di una fiamma libera rappresenta il collo di bottiglia menzionato ed è considerato dagli autori un chiaro discrimine per l’identificazione di pianeti abitati da creature tecnologicamente avanzate. Per poter parlare quindi di biosfere che si sono trasformate in tecnosfere.
“Le tecnosfere sono l’analogo delle biosfere, ma invece che essere il risultato dell’attività della vita in generale sono il prodotto dell’attività tecnologica. La nostra idea è che se non hai abbastanza ossigeno atmosferico per realizzare la combustione non puoi neanche avere attività tecnologica”, commenta Amedeo Balbi, che in una interessante intervista a Media Inaf spiega dettagliatamente come utilizzare il “collo di bottiglia” del livello di ossigeno per riuscire a ipotizzare tecnologia avanzata su pianeti alieni.
In effetti esiste la spettroscopia che ci permette di conoscere la composizione degli oggetti celesti. “Abbiamo spettri dell’atmosfera di esopianeti, ma siamo ancora ben lontani dall’avere identificato ossigeno in pianeti di tipo terrestre. Il nostro è per ora solo uno studio teorico”. Così ci rassicura - e ci incuriosisce ulteriormente - il prof. Balbi.
Photo credits: University of Rochester illustration / Michael Osadciw