Presentato a Tor Vergata il libro di Giuliano Amato e Donatella Stasio
“Storie di diritti e democrazia. La Corte costituzionale nella società” questo il titolo del volume scritto a quattro mani dal presidente emerito della Consulta Giuliano Amato e la giornalista Donatella Stasio.
L’evento si è tenuto lo scorso 6 marzo presso l’auditorium Ennio Morricone della macroarea di Lettere e filosofia.
Il libro descrive come la Corte costituzionale si sia reinventata e abbia tagliato di netto le distanze tra l’istituzione e la società civile, aprendo le sue porte e recandosi nei luoghi considerati avamposti democratici per antonomasia: scuole, università e carceri. Migliorando anche la propria comunicazione istituzionale, rendendola accogliente, creando e moltiplicando le occasioni di scambio. L’obiettivo infatti è di farsi conoscere, di diffondere il proprio lavoro e la Costituzione stessa. Un processo di forte cambiamento concentrato in cinque anni, dal 2017 al 2022.
“Orgogliosa di presentare questa iniziativa che si inserisce nello stile di lavoro che caratterizza il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione comunicazione ed editoria” con queste parole la coordinatrice del corso, Carmela Morabito, introduce il rettore Nathan Levialdi Ghiron che si è detto contento di questo momento di dialogo e di riflessione sull’importanza e sul ruolo di organi che garantiscono il bilanciamento dei poteri. “Questo evento getta i giusti semi di sviluppo del pensiero critico e della possibilità di confrontarsi con gli organi fondamentali per la democrazia” conclude il rettore.
La prorettrice alla Comunicazione Lucia Ceci ricorda la presenza all’inaugurazione dell’anno accademico di Margherita Cassano, Prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione, a testimonianza dell’attenzione che il nostro Ateneo attribuisce al dialogo tra organi costituzionali, attività universitaria, insegnamento e comunicazione.
Donatella Stasio, co-autrice del libro, storica giornalista del Sole 24ore e direttrice per cinque anni del servizio comunicazione della Corte di cui è stata anche portavoce, dichiara: “È un libro non soltanto per gli addetti ai lavori, ma ha l’ambizione di arrivare a tutti, attraverso uno stile narrativo e non saggistico. La Corte ha maturato la consapevolezza dell’importanza di migliorare il modo di fare comunicazione per parlare con la società e non alla società, a cui ci si rivolge con trasparenza e chiarezza. Il modo di comunicare delle istituzioni dice molto della qualità delle istituzioni stesse e della qualità della democrazia. È un ideale proseguimento di quell’impegno profuso in quegli anni per costruire nella società civile quella che Paolo Grossi - ex presidente Corte costituzionale - chiamava ‘mentalità costituzionale’”.
L’intervento di Giuliano Amato, presidente emerito della Consulta, inizia con un excursus storico sulla genesi della Corte costituzionale in Europa, trovando nei fermenti della rivoluzione francese l’origine di una nuova percezione nei confronti di queste istituzione nel Vecchio Continente: “Organi come le Corti costituzionali in paesi con le tradizioni come il nostro e degli altri del continente europeo hanno un’accoglienza difficile, dove per ragioni religiose o altro è radicata l’idea che esiste una legge superiore che tutti i legislatori umani sono tenuti a osservare”.
Anche chi, come Palmiro Togliatti, era inizialmente riluttante all’istituzione della Corte costituzionale, finì per ammetterne l’importanza: era l’unica garanzia per evitare il ripetersi degli eventi che segnarono Italia e Germania tra gli anni ’20 e ’30 - tribunali speciali, leggi razziali, limitazioni generali della libertà d’espressione, il tutto fatto legalmente.
Proprio di quest’ultimo inviolabile diritto parla Giuseppe Mennella, docente di Deontologia della professione giornalistica a “Tor Vergata”, nel suo intervento, ricordando che la prima sentenza della prima Corte costituzionale nell’aprile del 1956 riguardava l’abrogazione di una legge fascista del 1931 in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero. Motivo per cui Mennella considera questo libro “civilmente necessario”.
Amato conclude sottolineando la capacità della Corte costituzionale di essere al passo coi tempi: i cambiamenti che occorrono nella società influenzano le decisioni della Corte. Cresce nella coscienza collettiva la consapevolezza di nuovi diritti e uguaglianze.
Lorenzo Perilli, direttore di dipartimento di Studi letterari e filosofici, mette in guardia soprattutto i giovani: "Dopo un difficile percorso di 2500 anni ci troviamo davanti a un momento di in cui i pilastri del sistema democratico sembrano vacillare, in un processo di cambiamento nel rapporto tra individuo e istituzione che non è affatto indipendente dalla transizione tecnologica". “Ci stiamo abituando all’approccio algoritmico, che si presta difficilmente a un sistema democratico” spiega Perilli “è più affine a un controllo centralizzato di un sistema autocratico”.
Giancarlo Coraggio presidente emerito della Corte costituzionale è tra i protagonisti del processo di apertura del palazzo della consulta alla società italiana e afferma che “In questi nove anni la Corte costituzionale ha cambiato pelle e volto. Nei viaggi abbiamo riscontrato accoglienza ed entusiasmo nelle scuole e nelle università come questa, ma anche situazioni drammatiche come quelle delle carceri, in cui emergeva la nostra inadeguatezza ai problemi, perché non si riusciva a rispondere alle difficoltà e alle esigenze dei detenuti”.
L'intervento di Greta Baldini, studentessa di Scienze dell'Informazione, comunicazione ed editoria, si concentra su un episodio avvenuto durante una visita all’Istituto penitenziario di Rebibbia. Cita infatti un passaggio del libro in cui si parla di una detenuta, Giorgiana, che in occasione della visita del presidente Lattanzi disse “Avevamo uno scudo e non lo sapevamo”. Quest’incontro le ha fornito gli strumenti per tornare in società. “Il viaggio è ancora in corso” commenta Baldini “forti dell’intuizione delle potenzialità delle nuove tecnologie, la Corte dimostra di avere una forte capacità di adattamento”.
L’anima e il cuore del libro vengono ben analizzati da Marco Damilano, docente a “Tor Vergata” di Giornalismo politico, che ne sottolinea la costruzione originale, come un doppio diario della giornalista e del presidente emerito. La parte di Amato è anche ricca di annotazioni personali, a riprova di come questo incarico lo abbia segnato a livello umano. Il libro ripercorre a quattro mani il doppio viaggio della Corte in Italia e in particolare in alcuni luoghi dove i principi e i valori costituzionali vivono, si misurano, si confermano o si tradiscono anche in modo drammatico – riferendosi all’alto tasso di suicidi già registrati in questi pochi mesi del 2024. “La Corte costituzionale è un’istituzione di frontiera” commenta Damilano “che affronta temi cruciali come la fine della vita. Il presidente Amato dichiara nel libro che loro compito era quello di rispondere a ‘domande penultime’ poiché le ultime sono nella coscienza di ciascun individuo. Questo perché se la politica vuole rispondere alle domande ultime passa la frontiera che divide la democrazia dagli autoritarismi”.
L’incontro si è chiuso con le numerose domande degli studenti, a cui tutti i relatori hanno risposto con accuratezza, confermando la disponibilità all’ascolto descritta nel libro.