Tra i progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) e finanziato da un bando 2022 PNRR, ce n’è uno avviato nel 2024, che vedrà capofila l’università di Roma Tor Vergata. Il titolo è: “Donne potenti e bambini eccezionali nell'Umbria preromana: comprendere le società inclusive con popoli stranieri attraverso un approccio integrativo di antropologia molecolare, archeologia e design virtuale”, con Maria Cristina Martinez-Labarga, associata di Antropologia del dipartimento di Biologia, con il contributo di Claudio Ottoni, anche lui associato di Antropologia del dipartimento di Biologia e Allegra Pusceddu e Chiara Arduini assegniste di ricerca dell’ateneo.
Una ricerca che si avvale dell’accordo di collaborazione tra il dipartimento di Biologia, nella persona della direttrice Antonella Canini, il dipartimento di Studi umanistici dell'università di Urbino Carlo Bo, il dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo (DISUCOM) dell’università degli Studi de la Tuscia, Viterbo, e Il Museo archeologico Nazionale e Teatro romano di Spoleto afferente ai Musei nazionali di Perugia - Direzione regionale musei Umbria. Roma Tor Vergata, capofila dello studio, ha ricevuto un finanziamento pari a quasi 160 mila euro.
La professoressa Martinez-Labarga commenta al riguardo: “Gli studi di bioarcheologia dell'ultimo decennio hanno dimostrato quanto sia importante indagare nel nostro passato attraverso approcci multidisciplinari, rivelando la storia biologica e culturale dell'evoluzione umana che prima erano completamente inesplorate.
Questo progetto mira a far luce sull'ascendenza genetica, lo stile di vita, la dieta e la salute degli abitanti di una città preromana dell'Italia centrale, Spoleto (Umbria), quando il territorio italiano era abitato da popolazioni con lingue e tradizioni peculiari, gli Italici. Eppure, si conosce molto poco di una delle più antiche popolazioni italiche, gli Umbri. Le testimonianze funerarie raccolte dalle indagini archeologiche presso la necropoli di piazza d'Armi a Spoleto (2008-2011), hanno aperto nuovi scenari sul ruolo delle donne e dei bambini, cui viene conferito valore “simbolico”, in questa società tra la fine dell'VIII e la metà del VI secolo a.C. Inoltre – prosegue - l'evidenza di nuclei allogeni (di origine geografica diversa) all'interno della comunità sembra testimoniare il ruolo di Spoleto come ponte con altre popolazioni italiche dell'Italia centrale”.
“È opportuno precisare – conclude la studiosa - che lo studio anatomo-morfologico e molecolare dei resti scheletrici permetterà approfondire importanti questioni archeologiche sulle origini degli spoletini e sulla loro complessa struttura sociale, alcune delle quali sono già evidenti nei corredi funerari”, ma come dice l’archeologo Joachim Weidig, del Albert-Ludwigs-Universität Freiburg , che se ne è occupato dello scavo e di un primo analisi dei reperti, rimangono ipotetiche senza le prove biomolecolari che si potrebbero avere da questo progetto.
Negli anni lo stemma del potere del re degli Umbri, effige rinvenuta su uno degli scettri scoperti a piazza d’Armi di Spoleto intorno al 2010 è stato addirittura oggetto di tatuaggi da parte di cultori della materia.
In questo studio saranno coinvolte tre Unità di ricerca (USR). Presso quella dell'università di Roma Tor Vergata, gli antropologi attraverso l’analisi morfologica i resti scheletrici di 52 individui provenienti dal sito di piazza d'Armi, otterranno informazioni sulla ricostruzione del profilo biologico degli individui in esame (sesso, età al momento della morte, statura), ma anche sullo stile di vita e lo stato di salute degli individui. Dagli stessi individui, le analisi biomolecolari (dalla paleogenomica alla metagenomica e dello studio degli isotopi stabili) forniranno informazioni sull'ascendenza genetica, sui modelli di mobilità, sulla salute e sui pattern alimentari.
Le altre due università di Urbino (Prof.ssa Alessandra Coen) e Viterbo (Prof.ssa Marina Micozzi) che partecipano al progetto PRIN rafforzeranno ulteriormente lo sforzo multidisciplinare di questo progetto, affrontando da una prospettiva archeologica le questioni relative alla parentela e alle relazioni sociali, ai rapporti familiari, alla classe sociale superiore e alla mobilità umana (in particolare delle donne e dei loro figli) a Spoleto. Una particolare attenzione sarà data alla divulgazione dei risultati, che saranno utilizzati per il nuovo allestimento del Museo archeologico di Spoleto diretto dalla dottoressa Silvia Casciarri e attualmente in fase di progettazione. Saranno allestiti diversi prodotti multimediali, tra cui ricostruzioni facciali virtuali e in 3D, per raccontare la storia del sito archeologico, spiegare i vari risultati, l'approccio multidisciplinare e i temi affrontati (mobilità, dieta inclusiva, salute).