Un gruppo di ricercatori ha svelato un possibile meccanismo molecolare responsabile della malattia di Parkinson, una patologia ancora senza una cura, che colpisce i neuroni nel cervello, in particolare quelli che controllano il movimento, causando lentezza, rigidità e tremori.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Science ed ha visto la collaborazione di un pool di esperti guidati da Enea, tra i quali Davide Pietrafesa, PhD student del dipartimento di Biologia di Roma Tor Vergata e prima firma del lavoro, che commenta “Gli approcci in silico (termine usato per descrivere la modellizzazione, la simulazione e la visualizzazione di processi biologici e medici nei computer, con riferimento al silicio dei microprocessori ndr) utilizzati in questo studio rappresentano uno strumento straordinario, in grado di riprodurre fedelmente le interazioni molecolari che avvengono all'interno delle cellule. Il modeling molecolare e le simulazioni di dinamica molecolare ci permettono di approfondire i meccanismi alla base di numerose patologie, come il Morbo di Parkinson, oggetto di questo studio. Grazie alla potenza computazionale raggiunta negli ultimi anni, è stato possibile condurre simulazioni di dinamica molecolare avanzate, utilizzando il supercomputer Cresco”.
Secondo dati Enea, nel solo 2023 questo supercalcolatore è stato capace di erogare una capacità di calcolo equivalente a quella fornita in 14 mila anni da un singolo processore.
“Questo strumento – prosegue Pietrafesa - ci ha permesso di studiare l'effetto e l'impatto della mutazione E326K sulla proteina GCase, aggiungendo un tassello fondamentale alla nostra conoscenza nel campo delle malattie neurodegenerative. Lo studio della mutazione E326K è di particolare importanza perché questa alterazione genetica è stata associata ad un aumento del rischio di sviluppare il Morbo di Parkinson.
Lo studio, sviluppato al Laboratorio Biotecnologie RED di Enea, è infatti focalizzato in particolare su questa specifica mutazione genetica (E326K) di un enzima cruciale per il metabolismo dei lipidi (grassi) nelle cellule, come spiega Caterina Arcangeli di Enea, che ha guidato il team di ricerca “Si tratta di una mutazione che, attraverso meccanismi non ancora del tutto chiariti, contribuisce a danneggiare le cellule e in particolare quelle del cervello deputate al controllo del movimento. Quando questi neuroni sono danneggiati o muoiono, si sviluppano i sintomi della malattia di Parkinson come tremori, rigidità muscolare e difficoltà nei movimenti”.
Questa ricerca mostra quanto siano sempre maggiori e accurati gli approfondimenti scientifici che fanno uso di nuove tecnologie per la comprensione e diagnosi di malattie. In particolare quelle neurodegenerative, come dimostra un altro recente studio che vede Roma Tor Vergata parte attiva nell'uso dell'intelligenza artificiale (IA).
a cura dell'Ufficio Stampa di Ateneo